2020: L'ANNO CHE CI HA MESSI ALLA PROVA?

07.01.2021

DIBATTITI

Ci siamo lasciati alle spalle uno degli anni più difficili della storia recente e che ci ha profondamente disillusi sulla presunta forza del genere umano.

Si è appena concluso un anno che permarrà nelle memorie di tutti coloro che lo hanno vissuto: il 2020, l'anno della pandemia causata dal Covid-19. Non un uomo ha potuto prevedere, sfuggire o debellare le drammatiche conseguenze che questa crisi mondiale ha generato. Chi ha perso i propri cari, chi la salute, chi il lavoro e chi, forse più fortunato, ha rinunciato "semplicemente" alla libertà. Una Nazione, la nostra, non più tinta del suo celebre Tricolore, ma gialla, arancione e rossa, a indicare i vari livelli di pericolo e di conseguente contenimento delle libertà individuali cui ogni cittadino si è dovuto conformare per far fronte all'imperare del virus. Il mondo intero è stato scosso dal prepotente urlo della Natura che ha fatto chinare la testa all'ego umano, ci ha fatto sentire piccoli, inermi, privi di risorse in grado di contrastare la sua morsa.

Nei primi mesi aleggiava la speranza, la volontà condivisa di rispettare le misure restrittive imposte e di essere al contempo solidali e disponibili nei confronti del prossimo. Forse qualcuno in tutta coscienza può affermare di avercela fatta, ma il bilancio alle porte del nuovo anno e all'arrivo del tanto atteso vaccino risulta deludente. C'è da domandarsi se tale avvenimento epocale non racchiuda in sé un'implicita richiesta di cambiamento. A questo proposito, ciò che più stupisce è l'unanime anelito alla normalità. In realtà, è proprio la normalità che precedeva la pandemia che ci ha condotti alla vera crisi che stiamo sperimentando: la crisi dell'umano. Risulta evidente quanto l'uomo, nel corso dell'ultimo secolo, abbia smarrito una coscienza corale che gli permettesse di volgersi adeguatamente verso il proprio tempo. Abbiamo stabilito delle regole lontane dalle nostre possibilità e che ci hanno trascinati in direzione di una vorticosa decadenza.

L'attuale situazione ci sta riproponendo tutte le dinamiche che a lungo abbiamo trascurato: il rapporto dell'uomo con la natura, l'etica della solidarietà reciproca, la responsabilità individuale, l'uguale vulnerabilità di fronte agli eventi che non possiamo controllare. Quest'anno appena trascorso avrebbe potuto essere il preludio di una rinascita collettiva, ma la paura e l'egoismo ci hanno tarpato le ali. Ci siamo convinti di stare combattendo una battaglia alla nostra portata, ma abbiamo sbagliato fronte. Il vaccino non è il nostro trofeo, è solo l'ennesimo tentativo di soggiogare gli eventi dimostrando la nostra presunta forza.

Questo avrebbe dovuto essere il tempo della resa e dei nuovi sentieri. Il tempo in cui riorganizzare il nostro vivere, la convivenza col mondo che abitiamo e con gli esseri che ne fanno parte, nessuno escluso. Non leggere in questa realtà l'impellente esigenza di cambiamento e non conformarsi ad esso, rischia in definitiva di condurci a un punto di non ritorno, dove l'isolamento e il desolamento dello spirito si sommano a quelli del corpo.

Maria Sole Santi


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