CARNEVALE, CARNEVALE PANDEMICO ...

Non parliamo di maschere per favore, da un anno siamo mascherati per gravi motivi e abbiamo capito che può non essere un gioco tantomeno una seduzione mascherare il volto...
Costumi piuttosto, fatina principessa supereroe Zorro per un giorno i nostri bambini, quello che vorremmo essere e non siamo o giochiamo ad essere noi grandi una notte, quella del veglione finale, del divertimento ad ogni costo, dell'esasperata esagerazione di tutto.
Eravamo abituati ad essere sfrenati, Carnevale era sempre lì, anzi, ci aveva pure stancato, e, come le stagioni, si ripropone anche in questo 2021, ed è nuovo, nuovissimo, talmente nuovo che quasi non c'è, ci vuole tempo a che il nuovo prenda piede e si diffonda... tortelli chiacchiere frittelle stelle filanti e coriandoli dove? Con chi? Quando?
Oh come è finito il tempo della conviviale spensieratezza, della mascherata, della libertà nelle case, nei locali, e perfino negli spazi esterni.. Non sono maschere i gendarmi che possono multarci, non sono scherzi gli infermieri che ci caricano senza respiro sulle ambulanze, non è un Halloween di mezzo inverno il bollettino quotidiano, non è uno scherzo che vale solo a Carnevale il disastro politico economico e sociale in cui tutti, neonati compresi, siamo attori in servizio permanente da un intero anno...
Fa anche un grande freddo in questi giorni, non è piacevole uscire. Non ho bambini sottomano, ne vedo pochi quando esco, non ho visto belle mascherine sfilare orgogliose del finto neo sulla guancia o di una excalibur in plastica nel fodero.
Noi grandi siamo qui, tra rabbia, speranza, dolore, sbigottimento, dubbio, paura, delusione, ci teniamo su, cerchiamo di reagire, ma siamo tutti in questa bolla di nulla, dove un buon bicchiere ci scalda e ci strappa una risatina, ma il senso della festa è molto, molto altrove.
Cosa voglio dire in queste righe? Non so, righe in libertà, parole tra me e me, che mi sono accorta che per il mondo è martedì grasso solo per via di una figurina arrivata via whatsapp, che i giorni le settimane e i mesi si ripetono con rassicurante ed alienante ritmicità, primavera, estate, autunno, inverno... ci avviciniamo a primavera ancora in parte prigionieri, fiacchi, pesanti di un futuro pesante. Gli slogan che hanno accompagnato la 'precedente edizione' sono ammuffiti e ormai vetusti, tiriamo avanti, mascherati e incolori, in una nuova dimensione che non abbiamo voluto.
Se ci dicessero domani che tutto è finito, siamo liberi, basta pericolo, via le mascherine, abbracciamoci e intrecciamo i calici? E' quasi imbarazzante pensarlo. Ma potrebbe essere un bello scherzo di Carnevale.
Silvia Alberti