DOMENICA 15 NOVEMBRE 2020

L'esperienza spirituale è fondamentalmente questione di pratica. Le "questioni metafisiche" possono ossessionare e distogliere dall'unica cosa che veramente conta: come divenire ed essere (più) umani.
Il rischio della vita spirituale è quello di restare intrappolati nella rete di questioni irrisolvibili sul piano della pura ragione; sarebbe come impiegare tutto il tempo della vita (che non è infinito) per costruire la zattera, ma senza mai metterla in acqua per attraversare il fiume. Nella tradizione buddhista si dice che al Buddha furono spesso poste questioni metafisiche ma che egli soleva rispondere con l'immagine della freccia avvelenata che ci colpisce: non abbiamo il tempo (e non conviene farlo) di porci troppe domande: chi ha scagliato la freccia, perché l'ha fatto, quale veleno ha utilizzato... prima di riuscire a trovare una risposta saremmo già morti.
Ciò che serve è, senza esitazione, afferrare la freccia e strapparla, prima che sia troppo tardi. Ortoprassi. Nella tradizione ebraica solo quando i Leviti che portavano l'Arca dell'Alleanza scesero nelle acque del Giordano, queste si aprirono: bisogna scendere in acqua, mettersi in cammino... senza aspettare prima una risposta e una certezza, altrimenti si rischia di rimanere eternamente ad aspettare un segno che non arriverà mai.
Massimo Diana


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