GIOVEDI 11 MARZO 2021

11.03.2021

Il Maha Shivaratri, la Grande Notte di Shiva, è la principale festa dedicata al dio Shiva. Nella stessa occasione gli hindū festeggiano anche il matrimonio tra Shiva e Parvati. Perlopiù di notte, si svolgono preghiere e canti. Gli adoratori di Shiva digiunano tutto il giorno, meditano nella notte di veglia e, recitando il mantra, aspirano alla fusione con Paramashiva, Dio Padre. 

Questa è la mitologica storia dell'unione fra Shri Shiva e Shri Parvati. Si dice che Shri Shiva rappresenti il Sé universale, l'eterno, sempre immerso in profonda meditazione sulla cima del monte Kailash. La sua Shakti (dal sanscrito significa "potere") è Shri Parvati. La prima moglie di Shri Shiva, Shri Sati, si era immolata perché non poteva sopportare che suo padre non apprezzasse suo marito. Da quel momento, Shri Shiva, addolorato, aveva abbandonato ogni mondano interesse e si era completamente dedicato alla meditazione. Proprio vicino al bosco dove Shri Shiva meditava, viveva il re della montagna, Shri Himavat. Egli sposò la celestiale ninfa Menaka e dalla loro unione nacque Shri Parvati (...) per assicurarsi che Shri Shiva e Shri Parvati s'innamorassero, incaricarono Kama, il Dio dell'amore, di scoccare le sue frecce e far centro nei loro cuori. Kama eseguì il suo compito alla perfezione: sia Shri Shiva che Shri Parvati cominciarono a sentire un profondo amore l'uno per l'altra, ma... Shri Shiva riuscì a controllare i suoi sentimenti e si accorse del trucco. Senza esitazione, lanciò un'occhiata al povero Kama, che fu ridotto in cenere, e si allontanò. Però, Shri Parvati era davvero profondamente innamorata del Signore Shiva e non poteva darsi pace per il fatto che lui non la degnasse di uno sguardo.Ritornò a casa del padre e annunciò il suo desiderio di ritirarsi in preghiera e penitenza: se Shri Shiva non la considerava per la sua bellezza, sicuramente avrebbe dato valore a questo suo sacrificio. E così lasciò dietro di sé gioielli e agi e si ritirò nella foresta dove visse in penitenza per alcuni anni. Dedicava ogni giorno alla preghiera e di notte giaceva sulla nuda terra. A mala pena mangiava qualcosa e in seguito anche smise di mangiare quel poco, ma la sua fede e la sua devozione mai vennero meno.

(fonte: internet)

La lettura di oggi sintetizza la mitologica storia dell'unione fra Shri Shiva e Shri Parvati, che commenterò brevemente al suo termine, la sera. Possiamo celebrare questa festa, in comunione con i fratelli hindū, attribuendo alla nostra meditazione un significato particolare. Ci approcciamo ad essa con una disposizione d'animo interiore di consapevolezza che la finalità della ricerca spirituale consiste nella realizzazione del divino, qui ed ora. Dopo avere preso contatto con la nostra interiorità nella posizione del loto o in un'altra posizione comunque comoda, iniziamo la meditazione con la recitazione ripetuta del mantra AUM NAMAH SHIVAYA che possiede il significato equivalente del nostro «Signore, sia fatta la Tua volontà» o anche «Mi arrendo a te, o Dio». 

Om. O Shiva, tu risiedi davvero sempre in me, nel mio sé immortale, Atman. La mente avvolta dall'amore che ti porgo è Parvati, la tua adorata Shakti. Le mie energie praniche sono al tuo servizio. Il mio corpo è la tua casa. Il mio agire in questo mondo, i cui frutti sono offerti a Te in modo incondizionato, sono altrettanti atti di adorazione per Te. Il mio sonno è Samadhi. I miei passi avvengono solo attorno a te. La mia parola divinamente ispirata è una preghiera verso di te. Qui ed ora, pieno di affetto e modestia, ti porto in offerta tutto quello che sono stato e che sono. Om. Shanti. Shunt. Shanti.  

Alcuni anni passarono, quando un giorno, mentre Shri Parvati eseguiva i soliti rituali, un giovane eremita l'approcciò. Shri Parvati s'inchinò umilmente a lui. Al che lui l'apostrofò: "Come può la tua tenera ossatura sopportare un così arduo compito spirituale?" (...) "Va a casa bella fanciulla! Ti darò metà dei meriti che ho guadagnato se interrompi questa penitenza. Ma per favore dimmi qual è la ragione". Shri Parvati chiese soccorso ad una sua ancella, che si rivolse all'eremita dicendo: "Lei ha offerto il suo cuore per ottenere l'amore di Shri Shiva. Ella ha fallito nel conquistarlo con la sua bellezza, così ha deciso di dedicarsi a penitenza ed austerità. Ella lo invoca spesso, ma Shri Shiva rimane sordo ai suoi appelli". (...) Al che l'eremita rispose, rivolgendosi a Shri Parvati: "E' vero? o la tua amica sta scherzando?" Ella allora disse: "Sì, è vero! Io adoro il grande Shri Shiva. Sono sicura che guadagnerò il suo amore con la penitenza e la devozione". E l'eremita: "O mia signora, io conosco Shri Shiva. Egli è coperto di cenere e serpenti decorano il suo corpo, che è coperto di pellame dal cattivo odore. Come può il tuo dolce e tenero Sé diventare sua moglie? Egli è deforme, rozzo e povero. I suoi antenati sono ignoti. Egli non va bene per te. Lascialo perdere e cerca qualcuno più degno di...". "Basta!!!" lo interruppe Shri Parvati piena di rabbia. "Ci vuole una grande anima per conoscere una grande anima" e così, piena d'adorazione, parlò in onore del suo amato Signore. Improvvisamente il giovane eremita si rivelò essere proprio Shri Shiva e a quel punto non c'erano dubbi: Parvati era riuscita a vincere il cuore di Shri Shiva!(fonte: internet)Ogni storia mitologica ha un suo significato profondo. Le narrazioni cosiddette archetipiche (miti, fiabe, saghe, leggende e gran parte delle narrazioni delle più diverse tradizioni religiose) contengono tutta la sapienza dell'esperienza della vita accumulata dalle generazioni che ci hanno preceduto. Prima della nascita delle filosofie questa sapienza veniva trasmessa semplicemente raccontando delle storie. Nella storia che abbiamo ascoltato oggi possiamo vedere la dedizione dell'amante per l'amato, del ricercatore (Shri Parvati) che ardentemente desidera risvegliare il proprio Spirito.

(Shri Shiva)

Un desiderio che esige di essere disposti a tanto, a tutto, ad ogni sacrificio, per poterlo realizzare.Accogliamo con genuino stupore questa bella storia d'amore tra due Divinità: l'amore e il desiderio d'amore, quell'amore che si esprime con tutti i linguaggi dell'amore, compreso il linguaggio del corpo che è sempre sessuato, non è antitetico alla vita spirituale. Una spiritualità laica, adulta e integrata, sa vivere i piaceri del sesso, tanto quanto la quiete della silenziosa e solitaria contemplazione. Senza opposizioni. L'amore è davvero una realtà a tutto tondo. Shiva e Parvati, oggi, ci siano maestri nel nostro cammino di armoniosa ricomposizione degli opposti.

Massimo Diana 


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