GIOVEDI 18 MARZO 2021

"La causa della sofferenza è l'ignoranza, un modo distorto di vedere la realtà. Ritenere permanente l'impermanente, è ignoranza. Ritenere che vi sia un sé dove non c'è, è ignoranza. Dall'ignoranza si originano avidità, ira, paura, invidia e altre innumerevoli sofferenze. La via della liberazione consiste nel vedere in profondità le cose per realizzare appieno la loro natura impermanente, priva di un sé separato e interdipendente. È la via che supera l'ignoranza. Superata l'ignoranza, anche la sofferenza è trascesa. Questa è la vera liberazione. Non occorre un sé perché vi sia liberazione"
(Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha)
Dopo queste parole del Buddha, ancora una domanda turba il cuore del suo interlocutore: se tutto dipende dall'ignoranza, allora che utilità hanno le cerimonie, i riti e le preghiere? Se cioè è sufficiente una giusta conoscenza, una conoscenza che, però, può essere acquisita solo attraverso la pratica, che senso hanno allora i riti e le preghiere? Il Buddha risponde a questa domanda indicando la riva opposta del fiume, e accompagnando ancora una volta, attraverso l'uso sapiente del domandare, il proprio interlocutore a darsi da sé la risposta: «Senza superare l'ignoranza e gli impedimenti mentali non si approda all'altra sponda, alla liberazione, anche se si passasse la vita intera a pregare per questo».

Lascia che il tuo pensiero carico di benevolenza percorra l'universo, diffondendo ovunque pensieri d'amore; Gira attorno all'universo intero, come un cavallo che trotta attorno ad un cerchio.
Avvolgi l'universo d'un pensiero d'amore appassionato, rivolgi questo pensiero nell'alto e nel profondo, ad oriente e ad occidente.
Questo pensiero, effluvio di benevolenza, copra ogni zona dell'universo, lo zenith e il nadir.
In te scenderà una tranquillità mentale che cercherai di mantenere, ricomincia ogniqualvolta la distruzione turba la calma.
Una contentezza insolita scenderà in te, una gioia insospettata proverai.
Il corpo e la mente in essa si acquieteranno, ti immergerai in un profondo benessere.
La gioia nasce dal distacco: quando il desiderio e il pensiero malvagio saranno fugati, il tuo pensiero diverrà chiaro e attivo
(Metta Bhavana)

Seduto serenamente su un largo masso, il Buddha parlò. "Bhikkhu, tutti i dharma sono in fiamme [...]. Bruciano nelle fiamme del desiderio, dell'odio e dell'illusione. Bruciano nelle fiamme della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte; nelle fiamme del dolore, dell'ansia, della frustrazione, della preoccupazione, della paura e della disperazione [...]. Bhikkhu, non fate che le fiamme del desiderio, dell'odio e dell'illusione vi consumino. Vedete la natura impermanente e interdipendente di tutti i dharma, così da non rimanere schiavi del ciclo di nascita e morte creato dagli organi di senso, dagli oggetti degli organi di senso e dalle coscienze sensoriali". Novecento bhikkhu ascoltavano con attenzione, tutti colpiti profondamente da queste parole. Erano felici per avere trovato il sentiero che insegna a vedere in profondità per giungere alla liberazione
(Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha)
Anche noi, come quel primo gruppo di discepoli, siamo alla ricerca di maestri e di un insegnamento che sappiano placare la nostra inquietudine e donarci pace. I maestri sono proprio queste persone che parlano già anzitutto mediante la loro serena postura e il suono meraviglioso della loro voce. Sono proprio questi 'tratti corporei' a dire tutta la profonda verità delle parole che pronunciano. Una verità che non proviene da sottili ragionamenti o da abilità istrioniche volte a sedurre e a catturare artificialmente l'attenzione, ma dall'esperienza stessa, dalla vita vissuta, da una liberazione concretamente sperimentata. Per questo motivo è necessario che il 'maestro' si occupi anzitutto di sé e della sua propria liberazione. La verità delle parole che pronuncia dipende dalla profondità e autenticità della sua ricerca. È la vita vissuta la cartina di tornasole della verità delle parole pronunciate.
Massimo Diana