GIOVEDI 24 DICEMBRE 2020

24.12.2020

Quando le doglie si trasformarono in travaglio, Yasodhara venne portata nelle camere interne [...]. Siddhartha sedeva fuori. Due pareti lo dividevano dalla moglie, ma poteva udirne le grida. Ad ogni momento la sua ansia cresceva. Ora i gemiti di Yasodhara si succedevano senza intervalli, e Siddhartha era fuori di sé. I gemiti della moglie gli spezzavano il cuore e non riusciva più a sedere fermo. Si alzò e iniziò a percorrere la sala a grandi passi. A volte le urla di Yasodhara si facevano tanto forti che Siddhartha non poteva reprimere il panico (Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha).
La descrizione del parto di Yasodhara e il vissuto del marito Siddhartha, 'vicino' e 'lontano', sono di grande finezza psicologica e modernità. Forse, davvero, di fronte ad eventi come la nascita di un figlio non ci sono differenze e barriere, e quello che accadeva 2500 anni fa in un mondo così lontano dal nostro non è poi molto diverso da quello che accade ancora oggi, nel nostro mondo. Siddhartha cerca di calmare la mente, concentrandosi sul respiro, finché, come in un lampo, «comprese l'immensa portata della nascita di un figlio», e, sollevando il bambino, dopo il parto, «si stupì di quanto fragile e preziosa fosse la vita umana». È proprio vero che certe verità si apprendono solamente attraverso una diretta esperienza!

Infinita come i cieli sia la mia compassione per gli esseri viventi. La mente, sciolta dalle catene, sia libera e distaccata dalle cose terrene. Come i fiori di loto immacolati e belli pur nascendo dal fango, siano le mie meditazioni, compiute in questo mondo d'illusione. Con devozione, porgo omaggio all'Illuminato.

(Preghiera Zen) 

"Che cosa hai sognato, Gopa? Racconta". Yasodhara raccontò i tre sogni e chiese: "Sono un presagio? Indicano che presto mi lascerai per cercare la Via?". Siddhartha rimase in silenzio, poi la consolò: "Gopa, non temere. Tu sei una donna saggia e sei la mia compagna, l'unica che mi può aiutare ad avere successo nella mia ricerca. Mi capisci più di chiunque altro. Se dovrò lasciarti e andare lontano da te, so che hai il coraggio di continuare la tua opera. Ti occuperai di nostro figlio e lo alleverai con amore. Anche se me ne andassi, anche se fossi lontano da te, il mio amore per te resterà inalterato. Non smetterò mai di amarti, Gopa. Sapendo ciò, sopporterai la nostra separazione. E, quando avrò trovato la Via, ritornerò da te e da nostro figlio. Ora, ti prego, cerca di riposare". Quelle parole, pronunciate con tanta dolcezza, entrarono nel cuore di Yasodhara (Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha).
Siamo di fronte ad un profondissimo dialogo d'amore. L'amore vero non mette mai le catene al partner, ma lo lascia libero. Si fonda sulla certezza dell'amore dell'altro; ma anche sulla profonda consapevolezza che ciascuno ha da compiere la sua via, il suo destino, e che dunque deve essere lasciato libero - ed anzi sostenuto - nella sua ricerca. Talvolta è proprio la 'separazione' affinché ciascuno possa adempiere fino in fondo al proprio destino a sigillare l'amore più alto. 


Massimo Diana 


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