GIOVEDI 25 MARZO 2021

25.03.2021

Il Magha Puja viene celebrato il giorno di luna piena di marzo (quest'anno cade il 28 marzo), ed è una delle tre principali feste del buddismo Theravāda, dedicata alla commemorazione del Sangha, ossia della comunità monastica buddista. Questa festa ci ricorda la bellezza del condividere il percorso spirituale in una "comunità", intesa in senso lato, cioè con persone che, anche se non vivono insieme, condividono valori e stili di vita, e sono disponibili a percorrere un sentiero comune, alla ricerca di un senso o vivendo alla luce di quel senso che essi stessi hanno attribuito alle loro vite. Il Buddha, pur essendo partito solo alla ricerca della Via, aveva, nel corso degli anni, attirato a sé 1250 monaci, dando origine al Sangha. Anche per noi, uomini e donne in cammino, illuminati da chi secoli fa ha compiuto un'esperienza di liberazione e umanizzazione, è importante trovare compagni di viaggio con cui condividere il nostro stesso cammino. 

Il re ordinò di fermarsi, smontò e a piedi proseguì verso il Buddha. Solo allora il Buddha vide il padre. Si avvicinarono, il re con passi impetuosi e il Buddha con passo calmo e tranquillo. "Siddhartha!". "Padre!". Le lacrime scorrevano sulle guance raggrinzite del re. Il Buddha guardò il padre, gli occhi colmi di tenerezza. Il re capì che Siddhartha non era più il principe ereditario, ma un venerato maestro spirituale. Voleva abbracciarlo, ma sentiva che non sarebbe stato corretto. Invece giunse le mani e s'inchinò al figlio, come un re saluta un grande maestro spirituale.

(Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha)

È bello nel giorno della festa del Sangha leggere questo racconto commovente che parla del "ricongiungimento" tra il Buddha e i suoi cari. Anzitutto è l'incontro con il padre ad essere raccontato: «Stupito, il re riconobbe nel bhikkhu vestito di zafferano il figlio», e da quello che vede comprende subito che ormai suo figlio non è più suo figlio; il re comprende che Siddhartha «non era più il principe ereditario, ma un venerato maestro spirituale», e così, pur volendolo abbracciare, si inchina: «giunse le mani e s'inchinò al figlio, come un re saluta un grande maestro spirituale». Siddhartha è un 'monaco' - e ormai sappiamo chi è 'monaco': un individuo che si mette in gioco sulla Via che conduce all'unificazione e alla semplificazione - e come tale si comporta, mendicando umilmente il cibo.

Infinita come i cieli sia la mia compassione per gli esseri viventi. La mente, sciolta dalle catene, sia libera e distaccata dalle cose terrene. Come i fiori di loto immacolati e belli pur nascendo dal fango, siano le mie meditazioni, compiute in questo mondo d'illusione. Con devozione, porgo omaggio all'Illuminato.

(Preghiera Zen) 

La regina Gotami, Yasodhara e Sundari Nanda si affrettarono a scendere e videro il re, il Buddha e Rahula entrare nei giardini reali [...]. In quel momento la regina Gotami, Yasodhara e Sundari Nanda entrarono in giardino. Il Buddha si alzò immediatamente e mosse in direzione delle tre donne. La regina Gotami, vestita di un sari verde chiaro, era il ritratto della salute. Gopa era bella come sempre, anche se forse un po' pallida. Il suo sari era candido come la neve appena caduta e non indossava né gioielli né ornamenti. La sorella minore del Buddha, ormai di sedici anni, portava un sari dorato su cui risaltavano i luminosi occhi neri. Le donne giunsero le mani e si inchinarono in saluto, e la stessa cosa fece il Buddha. Poi esclamò: "Madre! Gopa!". Udendo quella voce che le chiamava per nome, le due donne scoppiarono in lacrime. Prendendole la mano, il Buddha fece sedere la regina [...]. Quindi si avvicinò a Yasodhara e le prese con dolcezza la mano. Lei era così commossa che la sua mano tremava in quella del Buddha. La fece sedere vicino alla regina Gotami, e sedette anche lui. Entrando a palazzo il re gli aveva rivolto molte domande, ma ora nessuno parlava, neppure Rahula. Il Buddha guardò il re, la regina, Yasodhara e Sundari Nanda. La gioia del ricongiungimento splendeva sui volti di tutti. 

 (Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha)

È ora la volta del "ricongiungimento" con il resto della famiglia. Siddhartha ha già incontrato il figlio Rahula: «Il Buddha riconobbe immediatamente, nel bambino che gli si precipitava incontro, suo figlio. Lo accolse tra le braccia spalancate»; e ora incontra la regina Gotami, la 'madre' che lo ha cresciuto, Yasodhara, la sua sposa e Sundari Nanda, la sorella. Il Buddha, appena le vede, si alza immediatamente e si muove in direzione delle tre donne. Al cospetto di Siddhartha le donne giungono le mani e si inchinano in saluto, e la stessa cosa fa il Buddha, che poi esclama: «Madre! Gopa!». Il suono di quella voce, ben nota ma muta per tanti anni, che le chiama per nome, fa scoppiare in lacrime le due donne. Possiamo sentire tutta la forza e la potenza emotiva di un tale "ricongiungimento". Di tale intensità che impedisce a Yasodhara di pronunciare alcunché. Siddhartha si avvicina a Yasodhara e le prende con dolcezza la mano. Lei è così commossa «che la sua mano tremava in quella del Buddha», e non riesce ancora a pronunciare parola. Per la verità, nessuno riesce a parlare in quel momento sacro: «Entrando a palazzo il re gli aveva rivolto molte domande, ma ora nessuno parlava, neppure Rahula».

Massimo Diana 


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