GIOVEDI 28 GENNAIO 2021

28.01.2021

Guardando in profondità nei cuori degli esseri, Siddhartha poté vedere con chiarezza ogni mente, a qualunque distanza, e udì tutte le grida di dolore e di gioia. Raggiunse lo stato della vista divina, dell'udito divino e la capacità di percorrere infinite distanze senza muoversi. Era la fine della terza veglia, e i tuoni erano cessati. Le nuvole si dileguarono rivelando lo splendore della luna e delle stelle. Per Gautama fu come se la prigione che lo racchiudeva da migliaia di esistenze fosse crollata. Il carceriere era l'ignoranza. Solo l'ignoranza aveva oscurato la sua mente, così come le nuvole avevano nascosto la luna e le stelle

(Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha)

Prosegue il racconto della meravigliosa notte sotto l'albero di pippala, la notte in cui Siddhartha raggiunse l'illuminazione. È come se lo spazio-tempo venisse oltrepassato, fino a raggiungere «lo stato della vista divina, dell'udito divino e la capacità di percorrere infinite distanze senza muoversi». È il guadagno di un'esperienza che è alla portata di ciascuno di noi, di quella capacità che i filosofi antichi chiamavano dello "sguardo dall'alto". Una forma di trascendimento dell'ego fino ad abbracciare, in una sorta di intuizione, l'intero universo o ancora più, infiniti universi, oltre i confini del tempo e dello spazio. Naturalmente non si può stabilmente dimorare in una simile dimensione, cosa che peraltro accade allo stesso Siddhartha. Ma l'esserci stati almeno una volta, l'essere riusciti a fare questa esperienza almeno per un istante, cambia l'intero corso della vita.

Il Buddha futuro, attraverso centinaia di milioni di periodi cosmici, accumulò e visse le nobili virtù dell'Illuminato.

La coscienza del desiderio in lui non apparve, né quella della collera, né quella della cattiveria.

In lui non nacque né il pensiero del desiderio, né il pensiero della collera, né della cattiveria.

Non aveva la nozione di una forma o di un suono, né quelle di un odore, di un sapore, di un contatto, di un pensiero.

Inalterabile la sua pazienza. Il dolore non lo fece smarrire. Privo di desideri sapeva essere contento, l'insoddisfazione e l'inganno non l'inquinarono.

La sua meditazione era continua, era amabile e la sua pazienza priva di tortuosità.

Parole inutili o ingannevoli non disse. Tenero era il suo cuore, il suo volto sorridente, la sua parola amabile.

Intrepido e nobile, adempiva i suoi voti senza debolezze; costante la sua ricerca della Legge pura, il suo sapere rendeva felici le creature.

(Sutra della Vita Infinita) 

Sujata, portandogli il cibo a mezzogiorno, vide Siddhartha seduto sotto il pippala, radioso come il mattino. Il volto e il corpo emanavano pace, gioia ed equanimità. Cento volte l'aveva veduto sedere sotto il pippala in dignità e maestosità, ma oggi aveva qualcosa di diverso. Mentre lo guardava, Sujata sentiva svanire pene e preoccupazioni, una felicità fresca come la brezza primaverile le colmò il cuore (Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha).Svasti, Sujata, Rupak, Nandabala... sono i primi, piccoli, discepoli del Buddha, sono essi i primi a 'vedere' il Buddha e a sperimentare come la pace e la gioia che pervadevano Siddhartha, si trasmettessero a loro, fossero contagiose. Le parole che Serafino di Sarov, migliaia di anni dopo e in un tutt'altro contesto pronunciò, descrivono perfettamente l'esperienza vissuta da questi bambini: "Cerca la pace e perseguila, e mille attorno a te troveranno salvezza". Non si tratta di 'fare' chissà cosa, ma di 'essere'. Se siamo persone pacificate e riconciliate, spontaneamente e naturalmente diffonderemo, come un profumo, la pace e la gioia tutt'intorno.


Massimo Diana 


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