GIOVEDI 29 APRILE 2021

"Hai detto che faresti di tutto per soddisfare il mio desiderio. Bene, l'unico modo è quello di diventare bhikkhu anche tu". Baddhiya era imbarazzato. Anche lui si sentiva attratto dal Buddha e dalla Via del Risveglio e progettava in segreto di diventare un bhikkhu. Ma in futuro, non certo adesso. "Tra sette anni lo farò" disse. "Aspetta fino ad allora". "Sette anni sono troppo lunghi. Chi può dire se sarò ancora vivo?". "Perché così pessimista?", disse ridendo Baddhiya. "Va bene, concedimi tre soli anni". "Anche tre anni è troppo". "Sette mesi. Devo sistemare gli affari di famiglia e predisporre la rinuncia ai miei doveri di governo". "Perché dedicare tanto tempo ai propri affari se si è decisi a lasciare la casa per seguire la Via? Un bhikkhu si lascia tutto alle spalle per entrare nel cammino della libertà. Se ti concederai troppo tempo, potresti cambiare idea". "D'accordo amico mio, d'accordo. Sette giorni, e verrò con te". Esultante, Anuruddha tornò dalla madre per darle l'annuncio.
(Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha)
Ecco qui descritta tutta la forza e la potenza di una esperienza totalizzante: chi l'ha vissuta, non può attendere o cedere a compromessi. Chi trova "il tesoro nel campo" o la "perla preziosa" - come dice il Vangelo - va e vende tutti i suoi averi per comperare quel campo o impossessarsi di quella perla.

Sono un'isola in me stesso. Il Buddha è la mia consapevolezza, brilla vicino e lontano.Il Dharma è il mio respiro, veglia su corpo e mente. Sono libero.Come un'isola in me stesso, il Sangha è i miei cinque skandhas che lavorano in armonia.Rifugiandomi in me, tornando a me stesso, sono libero.Inspirando, espirando, sboccio come un fiore, sono fresco come rugiada.Sono solido come una montagna, sono stabile come la terra. Sono libero.Inspirando, espirando, sono l'acqua che riflette ciò che è vero, ciò che è reale;E sento che c'è spazio nel mio profondo. Sono libero.
(Thich Nhat Hanh)

Durante la stagione delle piogge ricevettero l'ordinazione molti nuovi bhikkhu tra cui un giovane di valore chiamato Mahakassapa. Mahakassapa era figlio dell'uomo più ricco del Magadha, la cui fortuna era seconda solo alle casse dello stato. Da dodici anni Mahakassapa era sposato con una donna di Vesali di nome Bhadra Kapilani, ed entrambi avevano sempre provato il desiderio di seguire la via spirituale. Un mattino, Mahakassapa si era destato prima della moglie e aveva visto un rettile velenoso che le strisciava accanto al braccio. Mahakassapa non osava respirare per paura di irritare il serpente, che strisciò oltre il braccio di Kapilani e uscì dalla stanza. Mahakassapa svegliò la moglie e le narrò l'accaduto. Insieme rifletterono sull'incertezza e la transitorietà della vita. Kapilani lo incitò a cercare senza indugio un maestro per guidarli nella Via. Mahakassapa, che aveva udito parlare del Buddha, si recò immediatamente nella Foresta dei Bambù. Appena lo vide, capì che il Buddha era il suo vero maestro.
(Thich Nhat Hanh, Vita di Siddhartha il Buddha)
Abbiamo appena ascoltato la storia di altri due importanti discepoli del Buddha: Mahakassapa, il figlio «dell'uomo più ricco del Magadha», e Susatta, chiamato 'Anathapindika', 'colui che si prende cura dei poveri e dei miseri', «un mercante immensamente ricco». Mahakassapa era sposato da dodici anni con una donna di nome Kapilani. Entrambi avevano sempre provato il desiderio di seguire la via spirituale. Fa un poco sorridere questo comune desiderio, questa aspirazione così anomala ai giorni nostri, eppure così bella e importante. Ma quelli erano tempi in cui la precarietà del vivere poneva costantemente di fronte a imprescindibili domande di senso che spalancavano la ricerca spirituale. Per la verità anche oggi la precarietà del vivere è la medesima, solo che facciamo finta di non saperlo, non la vogliamo vedere, e la tecnologia ci offre infiniti strumenti per poterlo fare, illudendoci che possiamo durare in eterno o che a noi certe cose non capiteranno. Il desiderio di una via spirituale diviene una concreta esigenza per Mahakassapa un mattino, quando, destandosi prima della moglie, vede un rettile velenoso che le striscia accanto al braccio. Insieme riflettono sull'incertezza e la transitorietà della vita ed è proprio Kapilani, la moglie, a incitare il marito a cercare senza indugio un maestro per guidarli nella Via. Non basta più il solo 'desiderio' di una via spirituale; devono ora individuare un maestro e iniziare concretamente a praticare, ora devono mettersi realmente "in cammino". Kapilani e Mahakassapa vogliono, naturalmente, farlo insieme: sono marito e moglie e perché mai il cammino spirituale dovrebbe separarli?
Massimo Diana