IL GIUDICE RAGAZZINO
CULTURA E SOCIETÀ

Il 21 settembre 1990 il magistrato Rosario Livatino, è stato ucciso sulla strada tra Canicattì e Agrigento dalla mafia Stoffa, e sarà beatificato il 9 maggio p.v. nella cattedrale di Agrigento.
Nel 1993 Papa Giovanni Paolo II, proprio nella Valle dei Templi, aveva parlato di scomunica solenne contro la mafia. Ora Livatino è stato riconosciuto come un martire della giustizia ed ha subito un martiro in odio alla fede (in odium fidei).
Si è aperta la via verso l' onore degli altari e usando le parole del beato Carlo Acutis è anche lui sull'autostrada verso il cielo! Molti hanno sostenuto che il magistrato ha dato la sua vita per difendere il bene comune da Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, a don Ciotti che ha definito il suo martirio come un atto che lega Cielo e Terra. È importante ma fare scelte concrete e percorrere quella strada che si chiama bene comune. Tutta la sua breve esistenza umana, il giudice Livatino, l'ha fatta dono come dono dell'amore di Dio e si è impegnato a vivere la sua esistenza donandola gratuitamente per amore del prossimo.
Qui mi sovvengono le Parole di Cristo ai giudei: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv. 8, 31-32).
Gesù si è sentito libero perché come Livatino non aveva condizionamenti, la Sua esistenza libera che si traduceva in capacità di amare, dedicarsi, appunto donarsi. Così il giudice è entrato nel progetto di Dio.
Ogni mattina prima del lavoro, entrava per una preghiera nella Chiesa di San Giuseppe. La fede lo ha sostenuto come risposta libera che è nata dal suo intimo e come tale ci ha lasciato una traccia, un segno, una strada.
C'è infine in questo giovane uomo il coraggio di non volere la scorta per non mettere a repentaglio la vita di altre persone.
Lui ha avuto vissuto col cuore , ha avuto il CORAGGIO, il segnale del vero cristiano. È il coraggio di chi dice sempre la verità.
Angela Terenghi