LE PICCOLE COSE
DIBATTITI
Riflessione sulle realtà più nascoste e meno appariscenti ma dal peso decisivo che già avevano affascinato Simone Weil e Karl Rahner
I Quaderni e di Simone Weil, la grande pensatrice francese di origine ebrea, sono una miniera di annotazioni, aforismi e riflessioni che spaziano dalla filosofia alla storia, dalla matematica alla letteratura e alla religione. Nonostante la loro frammentarietà, i contenuti di questo Zibaldone colpiscono tuttora per la loro vivezza e per le intuizioni folgoranti che contengono. É questo il caso di un pensiero dedicato alle piccole cose, che utilizzo in apertura di un discorso sulle parole chiave della vita quotidiana. In proposito, la Weil afferma lapidariamente che occorre "considerare sempre le piccole cose come una prefigurazione delle grandi: si evita così sia la negligenza sia la pignoleria" (Quaderni, I, Adelphi 1982, p.377). Simone osserva che lo occuparsi delle piccole cose è "la virtù dei bravi operai", quella in cui lei stessa confessa di essere carente. L'attenzione alle piccole cose - i dettagli, le routines, i gesti normali della quotidianità - consente di esercitare una virtù di equilibrio: da un lato infatti il trascurarle porta a una mancanza di sensibilità verso la vita reale, dall'altro lato una loro assolutizzazione conduce a essere prigionieri dei particolari. In effetti è il bilanciamento tra i due possibili estremi garantito dal legame disegno delle piccole cose rispetto alle grandi, a consentire una corretta considerazione. In una chiave consonante il teologo Karl Rahner ha scritto che le piccole inezie "sono come delle gocce d'acqua, nelle quali si rispecchia tutto il firmamento, come segni che ci additano realtà superiori" (Cose di ogni giorno, Queriniana 1966, p.10).
Le piccole cose rivestono importanza dunque in quanto allusione alle grandi cose di cui possono rappresentare una manifestazione che si presenta in veste di messa e discreta. Non siamo lontani qui, forse, dal significato di un punto della parabola evangelica dei talenti, quando il padrone loda il comportamento di chi ha fatto sfruttare le monete ricevute dicendogli "sei stato fedele nel poco". Siamo distanti, invece, da una identificazione delle piccole cose con sciocchezze, bagatelle, cose trascurabili per la loro presunta insignificanza e banalità. Il senso del piccolo non corrisponde nella nostra visuale ai significati di "meschino, secondario, irrilevante" o simili ma piuttosto a quelli di "umile, modesto, dimesso, familiare". In questa linea ciò che è piccolo ci è caro perché è domestico o addomesticabile (come la volpe e il piccolo principe, che si addomesticano a vicenda nel celebre racconto di Saint-Exupéry), e perché ci parla della vita reale nella quale - volenti o nolenti - tutti siamo immersi. Le piccole cose portano così ad una rivalutazione del quotidiano, delle cose normali e ordinarie dell'esistere, delle esperienze che - qualunque sia la nostra situazione e posizione sociale - condividiamo con tutti gli altri e sulle quali siamo in grado di riflettere senza bisogno di essere filosofi o sociologi. Per concludere: le piccole cose non escludono i sogni e non sono in contrasto con le cose grandi in cui in certi giorni o in determinate contingenze siamo chiamati a pronunciarci, allorché è in gioco il nostro personale destino, quello del paese e del contesto sociale in cui viviamo, e persino quello del mondo. Le piccole cose convivono con le grandi cose della politica, dell'economia, della religione, delle relazioni internazionali, della guerra e del terrorismo, che sono certo importanti ma non sono le uniche a contare. Insomma, piccole e grandi cose non vanno considerate in opposizione le une alle altre: entrambe ci parlano dei nostri valori personali e di quelli in cui ci riconosciamo in quanto membri delle collettività alle quali partecipiamo.
Articolo di Gianni Gasparini
Fotografia Kla
