LIBERTÀ E CARCERI
DIBATTITI

Ho il privilegio di conoscere Silvana Ceruti, da quasi trent'anni ideatrice, responsabile e animatrice instancabile di un laboratorio di scrittura creativa nel carcere di Opera, alle porte di Milano.
Tramite lei e altre conoscenze sono stata invitata nel giugno 2017 ad una 'poetry slam' all'interno del carcere; una gara di poesia, nel teatro della casa circondariale.
Mio primo ingresso in un luogo di pena. Già impattante. Percorso cortili e corridoi invisibili al mondo, puntellati di 'uomini blu', passi pesanti, suoni stridenti, oppressione crescente.
Si entra nella sala, sedie ordinate, palcoscenico rialzato, fondale nero.
Sulla destra si accomoda il pubblico, eravamo parecchi, non ci si conosceva tutti, ma si capiva di essere lì proprio insieme e vicini, con un'emozione che era materia.
Sulla sinistra 'loro', solo loro, solo carcerati, solo uomini, di tutte le età di tutte le taglie, di tutti i colori.
Intorno, lungo il perimetro, uomini blu stanti, controllanti, presenti, forse assenti pur presenti.
Si sa, c'è sempre chi conosce chi e anche lì qualcuno di 'fuori' conosceva qualcuno di 'dentro' per via del laboratorio, azioni di volontariato e così via.
Sono stata presentata ad alcuni, in quanto amica di. Ho stretto mani. Sono stata penetrata da sguardi.
Sono stata attraversata da una specie di corrente elettrica, non lo dimenticherò mai.
Sono andata per curiosità, senza pregiudizi, con la sensazione di fare qualcosa di 'strano'.
In pochi istanti si sono costruiti ponti, aperte strade, trovate comunanze ed intese, libertà per me e anche per loro, e ragionamenti ed emozioni a non finire... è iniziata una storia mai interrotta, se pure molto rarefatta e diluita nel tempo, ma comunque una fiamma accesa e viva.
Uomini 'brutti', quasi 'ceffi' (mi si perdoni l'asprezza di linguaggio), uomini segnati dalla colpa e dalla punizione, uomini che in un istante, per un agito, si sono rivoltati l'esistenza e il destino, uomini che 'non starebbe bene frequentare', uomini che sarebbe meglio non incontrare per strada, eppure... non so, non so come e perché ma... a me sono piaciuti immensamente, non conosco e non voglio conoscere i loro trascorsi, ma nel contatto con le mani e nell'incrocio degli sguardi ho trovato una purezza e una sincerità mai viste 'fuori'. Ho avuto qualche altra occasione di incontro in seguito, e ci si è riconosciuti e salutati con il calore della concreta vicinanza, ancora bella, grande emozione.
La solitudine, la pena, il rimorso, il senno di poi, il tanto tempo per pensare, per leggere, l'incontro con la 'maestra' di scrittura, l'impegno della scrittura di fronte alla quale non si può fingere, l'obbedienza coatta alle regole carcerarie, la difficoltà di relazione tra detenuti, tutto questo e chissà cosa ancora ne hanno fatto uomini sensibili, persone in cammino, persone 'purganti', persone che vivono l'altro con intensità e passione, schiette, salde, che sanno tenere e dare, e lo hanno imparato con il perdere, con il sacrificio della libertà.
I più abili e fortunati sanno essere liberi, hanno trovato la chiave per evadere, dando vita alle emozioni e ai sogni e scrivendoli in una lingua che non celando la provenienza, raggiunge e tocca le più profonde corde di chi legge, svelando il molto in comune che c'è nelle condizioni umane, pur in stati così differenti. L'ho detto a me, l'ho scritto a loro, lo dico a chi mi ascolta, non è possibile giudicare, bisogna accettare e capire, capire i passi fatti, capire che quell'errore, quella colpa hanno avuto per alcuni la possibilità di 'remissione'; si sono messi in gioco, hanno provato, sono riusciti e per questo si sono liberati, sono liberi.
Grazie al loro impegno e grazie a chi ha permesso che questo avvenisse, intuendo come attraverso lo studio e l'esercizio letterario si potesse lavorare sul sé e qualificarlo al meglio, questi uomini hanno in qualche modo riscattato la loro esistenza che in un momento era perduta, si sono fatti umanamente forti e consistenti e costituiscono la prova che si può, è davvero possibile un cammino di libertà, anche dove fisicamente viene negata.
Silvia Alberti