LUNEDI 22 MARZO 2021

22.03.2021

Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te: acconsenti e concediti a noi. In caso contrario ti accuseremo: diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle». Susanna, piangendo, esclamò: «Sono in difficoltà da ogni parte. Se cedo, è la morte per me: se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!» 

(Dal libro del profeta Daniele)

I due anziani rivelano tutta la loro perversità: non hanno avuto quel che bramavano e allora si propongono di ottenere il massimo del godimento attraverso la vendetta e la pubblica diffamazione: «è entrato da lei un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei... Di questo noi siamo testimoni». Il popolo non può che credere a loro, «poiché erano anziani e giudici del popolo», e così la condannano a morte. Ma Susanna non si arrende e ad alta voce invoca il suo Dio: «Dio eterno, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me!». Il Signore ascolta la sua voce, suscitando il santo spirito di un giovanetto chiamato Daniele, che smaschera con un semplice gioco da ragazzi i due vecchi depravati. La verità e la bellezza di questa pagina non sta solo nella cruda descrizione della potenza delle passioni non integrate, che conducono a perdere «il lume della ragione», ma anche nella descrizione dell'esito di questa vicenda perché è proprio così che accade, anche se quasi mai sul piano della realtà. I malvagi sembrano vincere, ma in realtà la loro vittoria è una perdita di umanità che farà prima o poi sentire tutto il suo peso nell'intimo della coscienza. . I buoni e i «timorati di Dio» sembrano perdere, e così avviene perlopiù sul piano di realtà, eppure nel loro intimo sono in paradiso, perché possono continuare a credere in loro stessi, nella bellezza della vita, nella giustizia. E possono continuare a farlo perché loro sono riusciti a non tradire la verità. E come ci sono riusciti loro ci potrà riuscire l'umanità intera, prima o poi. 

Signore mio Dio, non ho alcuna idea di dove sto andando, non vedo la strada che mi è innanzi, non posso sapere con certezza dove andrà a finire.

E non conosco neppure davvero me stesso, e il fatto che penso di seguire la tua volontà non significa che lo stia facendo davvero.

Sono però convinto che il desiderio di compiacerti, in realtà ti compiace. E spero di averlo in tutte le cose.

Spero di non far mai nulla senza un tale desiderio. E so che se agirò così la mia volontà mi condurrà per la giusta via, quantunque possa non saperne nulla.

Avrò però sempre fiducia in te per quanto mi possa sembrare di essere perduto e avvolto nell'ombra della morte.

Non avrò paura, perché tu sei sempre con me e non mi lascerai mai solo di fronte ai pericoli.

(Thomas Merton) 

Domanda: Si può comprendere il cristianesimo come fusione di entrambe le strade, quella orientale e quella occidentale?Panikkar: Questa è un'opinione degna di nota dal punto di vista di una tradizione ed è indicativa del modo in cui questa tradizione oggi si comprende. Ma un hindū e un buddhista moderni si esprimerebbero pressappoco alla stessa maniera e tutti avrebbero in qualche modo ragione. Qui si manifesta l'impatto della secolarità, che ci lascia insoddisfatti nei confronti di ambedue gli schemi. Certamente, la trappola della modernità consisterebbe nel dire «creiamo una nuova religione». Ma questo è ingenuo e insufficiente. Siamo troppo sovraccarichi del peso e della ricchezza della tradizione per potercene disfare rovesciando tutto sul mucchio di spazzatura della storia. Certamente la provocazione della secolarità potrebbe anche portarci a dire «cerchiamo di comprendere meglio la tradizione» [...]. In questo intravvedo il ruolo della secolarità moderna. Se troviamo qualcosa di vitale in ciò che chiamiamo secolarità, dovremmo innestarlo come un nuovo germoglio nel tronco stesso della nostra tradizione. Comunque, per essere vitale, l'innesto deve trarre sostentamento dalle radici.

(Raimon Panikkar, Beata semplicità. La sfida di scoprirsi monaco)

È naturale che ciascuno di noi, in quanto appartenente ad una tradizione e ad una specifica cultura, tenda a vedere la propria tradizione e la propria cultura come la migliore o la più completa. La "tentazione etnocentrica" - ci dicono gli antropologi - è comune a tutti i popoli. E così è naturale per un cristiano comprendere il cristianesimo come fusione delle strade orientale e occidentale. Ma, risponde Panikkar, un hindū e un buddhista moderni si esprimerebbero pressappoco alla stessa maniera e tutti avrebbero in qualche modo ragione. Naturalmente un cristiano può continuare a credere che sia la sua la religione vera, ma un cristiano adulto, che appartiene alla cristianìa, deve poter riconoscere lo stesso diritto di pensare la stessa cosa anche ai suoi fratelli buddhisti o islamici o atei. È questo «l'impatto della secolarità», che ci conduce a vedere la 'relatività' di ogni posizione, in quanto sempre espressione di una specifica cultura e quindi mai universalizzabile. Non esistono, infatti, universali culturali. 

Massimo Diana


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