LUNEDÌ 7 DICEMBRE 2020

Gesù insegna... e guarisce. Gesù era una persona affettuosa. E chi ha una personalità accettante nei confronti della fragilità umana, non giudicante, capace di profonda amicizia, è generalmente una presenza terapeutica. Così scrive il teologo protestante Paul Tillich: «Ed è come se una voce dicesse: "Tu sei accettato. Tu sei accettato, accettato da ciò che è più grande di te, e di cui non conosci il nome... Non cercare nulla; non compiere nulla; non volere nulla. Accetta semplicemente il fatto di essere accettato!"». La potenza dello sguardo di Gesù - accettante e carico di compassione - guarisce, perché attiva le stesse capacità di autoguarigione che ciascuno possiede; ma che pur tuttavia divengono efficaci solo se risvegliate da uno sguardo che accetta incondizionatamente. L'accento non va posto sui poteri taumaturgici straordinari di Gesù, ma sulla qualità del nostro modo di accoglierci reciprocamente, che può operare veri miracoli.

Dio, tu hai scelto di farti attendere tutto il tempo di un Avvento. Io non amo attendere. Non amo attendere nelle file. Non amo attendere il mio turno. Non amo attendere il treno.
Non amo attendere prima di giudicare. Non amo attendere il momento opportuno. Non amo attendere un giorno ancora. Non amo attendere perché non ho tempo e non vivo che nell'istante.
D'altronde tu lo sai bene, tutto è fatto per evitarmi l'attesa: gli abbonamenti ai mezzi di trasporto e i self-service, le vendite a credito e i distributori automatici,
Le foto a sviluppo istantaneo, i telex e i terminali dei computer, la televisione e i radiogiornali... Non ho bisogno di attendere le notizie: sono loro a precedermi.
Ma tu Dio, tu hai scelto di farti attendere il tempo di tutto un Avvento. Perché tu hai fatto dell'attesa lo spazio della conversione, il faccia a faccia con ciò che è nascosto, l'usura che non si usura.
L'attesa, soltanto l'attesa, l'attesa dell'attesa, l'intimità con l'attesa che è in noi, perché solo l'attesa desta l'attenzione, e solo l'attenzione è capace di amare.
Tu sei già dato nell'attesa, e per te, Dio, attendere si coniuga con pregare.
(Jean Debruynne)

Conosciamo bene l'impossibilità di sostenere l'attuale livello di consumo dei Paesi più sviluppati e dei settori più ricchi delle società, dove l'abitudine di sprecare e buttare via raggiunge livelli inauditi. Già si sono superati certi limiti massimi di sfruttamento del pianeta, senza che sia stato risolto il problema della povertà. (Papa Francesco, Laudato si'. Enciclica sulla cura della casa comune).
Serge Latouche dice che l'attuale folle sistema di sviluppo e di consumo si fonda su tre pilastri. 1. La "colonizzazione dell'immaginario": per consumare beni in modo continuo e bulimico dobbiamo sentirne il bisogno; a questo ci pensa la pubblicità; 2. il "credito": possiamo avere tutto, perché possiamo acquistarlo a credito; 3. la "obsolescenza programmata": per evitare che il mercato si saturi dobbiamo fare in modo che i beni prodotti e acquistati non durino a lungo. Cioè è necessario 'programmare' la loro obsolescenza, o immettendo sul mercato continuamente prodotti più aggiornati, oppure facendo in modo che dopo un certo tempo ogni bene smetta semplicemente di funzionare. Divenire consapevoli di questi meccanismi che governano la nostra vita e cambiarli è oggi un compito spirituale di primaria importanza.
Massimo Diana
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