MARTEDI 6 APRILE 2021

06.04.2021

La morte / è il contrario / del tempo.Parliamo della morte attraverso metafore, ne camuffiamo il significato inventando storie su ciò che ci accadrà «dopo», ma in realtà non sappiamo nulla. Quando una persona muore, non vediamo oltre il suo cadavere. Speculiamo sulla reincarnazione e l'eternità, ma la morte resta impenetrabile, un autentico mistero. Nel suo regno il tempo non ha alcun significato, e le leggi fisiche non valgono. La morte è il contrario del tempo. Ma cosa muore? Cosa viene distrutto? Certamente non il corpo, che si riduce alle sue componenti essenziali, acqua e sostanze chimiche: e questa è trasformazione, non distruzione. Cosa ne è invece della mente? Cessa di funzionare o piuttosto subisce una transizione verso un'altra esistenza? Sicurezze non ne esistono, e pochi di noi riescono a trarre conclusioni di qualunque tipo. Cosa muore, insomma? In una persona, nulla: nel senso che nessuno dei suoi ingredienti costitutivi viene completamente cancellato dall'esistenza. Ciò che muore è solo l'identità, l'identificazione di quell'insieme di parti che normalmente chiamiamo persona. Ognuno di noi non è che un ruolo, come uno sciamano che indossa vari strati di indumenti con innumerevoli feticci di significato. A cadere sono soltanto gli abiti e le decorazioni. Ciò che muore è il nostro significato umano. AI di sotto, resta ancora un essere nudo: una volta compreso di chi si tratta, la morte cessa di preoccuparci. E così il tempo.

 (Deng Ming-Dao, Il Tao per un anno)

Questo testo ci dice che della morte, in realtà, non sappiamo nulla. È una dura verità: certo, «speculiamo sulla reincarnazione e l'eternità», ci raccontiamo che torneremo ancora ad esistere, oppure che, alla fine, ci sarà la resurrezione, addirittura col nostro stesso corpo. Ma in verità, «la morte resta impenetrabile, un autentico mistero». La scienza ha ormai dato conferma alle intuizioni degli antichi; se ci domandiamo: che cosa muore? cosa viene distrutto? possiamo tranquillamente rispondere: nulla. Nel senso che nessuno degli «ingredienti costitutivi» di tutto ciò che è viene completamente cancellato. Nulla veramente finisce, ma tutto si trasforma. Ciò che muore «è solo l'identità, l'identificazione di quell'insieme di parti che normalmente chiamiamo persona», ma questo non è che un abito o una decorazione di superficie. «AI di sotto, resta ancora un essere nudo»: è la "goccia d'acqua" che finisce, non "l'acqua della goccia". Questo significa guadagnare - attraverso un cammino spirituale - la possibilità di "immaginare altrimenti": una volta compresa questa verità, «la morte cessa di preoccuparci».

Non sono che un nulla, ma tu, o Signore, mi hai chiamato a servirti. Trasforma la mia pochezza in ciò che ti è gradito.

(Filarete) 

Sesta stazione. Il ritorno a casa sul dorso del bueLa lotta è già finita. Guadagno e perdita sono anch'essi svaniti. Il pastore canta una semplice canzone da boscaiolo e suona sul suo flauto una rustica melodia da ragazzo di villaggio. Cavalcando il bue contempla l'azzurro del cielo. Se qualcuno lo chiama, egli non si volta. Se qualcuno lo tira per la manica, non si lascia trattenere.

(Vuoto/Pieno. Il bue e il suo pastore. Una storia zen dall'antica Cina, a cura di V. Tamaro)

Nella nostra storia zen il pastore ha ormai attraversato il suo 'vuoto': ora è l'uomo libero da se stesso, e anche il bue è il bue libero da se stesso. L'uomo libero suona ozioso il flauto sul dorso del libero bue, che avanza placido e lento. Uomo e bue fanno ritorno a casa... nell'intimità dell'unica essenza e là raccolti, il pastore si immerge nel bue e il bue nel pastore. Tutto questo è il "raccoglimento nel risveglio". L'unica essenza si dispiega in ogni cosa esistente e ogni cosa esistente riluce nell'unica essenza. Un antico maestro zen ha chiamato questa dimensione "Il bianco airone nascosto nella luce della limpida luna". Tutto è un'unica essenza. La montagna e il fiume, il cielo e la terra, la luna e le stelle. Nel grande congedo da tutto non c'è torto né perdita, non c'è polvere né erramento. Tutto è puro, vivo e aperto. Questo è il tempo "della grande quiete".

Massimo Diana 


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