MERCOLEDI 17 MARZO 2021

17.03.2021

Possa lo splendore di un elefante, la più grande di tutte le creature, / possa quella grande gloria, / che nacque dall'Illimitata, ora diffondersi. / Gli Dei insieme l'hanno conferita a me. // Su questo splendore tutte le potenze del cielo / hanno concentrato il loro pensiero. / Possano quegli Dei che alimentano tutta la vita sulla terra / consacrarmi con splendore! // Quello splendore che dimora in un elefante, in un re / tra gli uomini, o nelle acque, / con il quale gli Dei in principio addivennero alla deità, / con quello stesso splendore rendimi splendido, o Signore. // O Dio Onnisciente, quella potente forza / con la quale ti investe il sacrificio, / la forza del sole, la forza dell'elefante, / Re tra gli uomini - / possano i due Spiriti, inghirlandati di loto, / concedermela! // Dalle quattro direzioni, fino a dove l'occhio / può dirigere il proprio sguardo, / possa quella forza, quello splendore di elefante, unire / e concentrare la sua virtù in me. // Contempla l'elefante, la migliore di tutte le creature / da montare e da cavalcare! / Io mi consacro con la sua parte di forza, / con il suo splendore di elefante!

(Atharva-veda III,22)

Questo testo dell'Atharva-veda descrive il desiderio dell'uomo di raggiungere l'apice della creazione. Egli desidera la maestà dell'elefante, di un re, delle acque: «Quello splendore che dimora in un elefante, in un re tra gli uomini, o nelle acque, con il quale gli Dei in principio addivennero alla deità, con quello stesso splendore rendimi splendido, o Signore». Non una competizione, ma la possibilità di poter finalmente fare la propria parte, in armonia con il tutto.

Om. O Krishna! Io sono Tuo servo eterno, caduto nel grande mare delle nascite e delle morti. Ti prego, da questo oceano salvami, come un granello di polvere ponimi ai Tuoi piedi di loto. O Krishna! Quando lacrime d'amore che scorrono in eterno adorneranno i miei occhi mentre canto il Tuo santo nome? O Krishna! In Tua assenza il mondo appare così vuoto che dai miei occhi sgorgano lacrime come grandi monsoni. Om. Shanti. Shanti. Shanti. 

(Shikshashtaka Chaitanya Mahaprabhu) 

Con lo splendore che risiede in un leone, in una tigre, / in una vipera, nel fuoco, / in Brahman, nel sole, / possa la Dea benedetta che partorì Indra / venire ora a noi, ammantata di splendore! // Con lo splendore che risiede in un elefante, in un leopardo, / nell'oro, nelle acque, / negli armenti e negli uomini, / possa quella Dea benedetta che partorì Indra / venire ora a noi, ammantata di splendore! // Con lo splendore che risiede in un carro, nei dadi, / in un forte toro, nel vento, / nella pioggia e nel tuono, / possa quella Dea benedetta che partorì Indra / venire ora a noi, ammantata di splendore! // Con lo splendore che risiede in un nobile, in un battito di tamburo, / in un volo di freccia, in un grido di uomo, / in un cavallo focoso, / possa quella Dea benedetta che partorì Indra / venire ora a noi, ammantata di splendore!

(Atharva-veda VI,38)

Questo testo ci presenta un uomo che desidera per sé tutti gli attributi della natura. Egli aspira perfino alla gloria degli Dei e brama di esserne investito: «lo splendore che risiede in Brahman, nel sole». Desidera e prega, in breve, per essere re dell'universo e quindi, come scrive Panikkar, "prega candidamente gli Dei perché gli siano conferiti poteri illimitati". Naturalmente, tutto questo non ha nulla a che vedere con la hybris dell'uomo occidentale. Qui non si tratta di usurpare il posto di Dio o di competere con Dio, ma di raggiungere la propria pienezza in armonia con il Cosmo e con il Divino. Di essere all'altezza della propria vocazione cosmoteandrica.

Massimo Diana


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