MERCOLEDI 24 FEBBRAIO 2021

O Padre delle Tempeste, possa il tuo favore balenare su di noi! / Non privarci della vista del sole. / Possa l'eroe montato sul suo destriero risparmiarci! / Concedici, o Dio, di vivere ancora nei nostri figli. // Grazie ai tuoi salutari rimedi, o Dio, / possa io vivere per cento inverni! / Conduci lontano da noi tutti gli odi e i problemi; / disperdi ai quattro venti ogni sorta di malattia. // O Dio che brandisci il tuono, tu di tutti gli esseri / sei il più celebre e il più potente tra i potenti. / Guidaci in pace all'altra riva oltre il dolore / e rendi vani tutti gli attacchi del male.
(Rg-veda II,33)
In questo inno l'uomo vedico si porta coraggiosamente alla presenza di Rudra, il distruttore, il tonante, padre degli Dei della tempesta, per chiedergli tutti i benefici che proprio l'aspetto terribile del divino può garantirgli. Un uomo che non mette in discussione il potere e a volte il capriccio degli Dei, che non sempre riesce a capire, ma che riesce tuttavia a trasformare la paura in preghiera e richiesta: "L'uomo prega proprio Rudra, la cui energia distruttiva egli desidera placare. Lo prega di essere misericordioso, perché desidera sfuggire al suo potere distruttivo e beneficiare del suo potere risanante". «Grazie ai tuoi salutari rimedi, o Dio, possa io vivere per cento inverni! Conduci lontano da noi tutti gli odi e i problemi; disperdi ai quattro venti ogni sorta di malattia».

Tu sei l'Immutabile, la sublime Conoscenza, l'unico sostegno di tutto l'universo. Tu il custode della Legge eterna che mai vien meno, tu sei l'anima originale di tutto. Lo spazio fra la terra e il cielo è pieno di te, o Essere unico; la terra, il cielo e gli inferi sono angosciati davanti alla tua forma grande e tremenda. Come onde del fiume che vanno verso l'oceano, gli eroi umani entrano nelle tue bocche infiammate. Come farfalle che corrono a bruciarsi nelle fiamme, le vite si precipitano nelle tue fauci per essere distrutte. I tuoi ardenti raggi consumano le stirpi umane col loro terrificante ardore, o Divino! Tu abbracci l'universo con fauci di fiamma! O Forma terrificante, dimmi chi sei. Voglio conoscerti, o sorgente e distruttore dell'Essere. Il Signore Beato disse: Io sono il tempo che dissolve il cosmo, colui che tutte le stirpi distrugge.
(Bhagavad-Gita, IX)

In questa Casa, insieme al Fuoco immortale, / io prendo la mia dimora! // Non legarci con catene. Possiamo noi trovare in te una luce, / non un pesante fardello! / In ogni dove, o Casa, noi / ti condurremo, come una sposa. // Dalla direzione orientale io invoco una benedizione / per la gloria di questa Casa. / Lode agli Dei, i degni di lode, / ora e sempre! // Dalla direzione meridionale, / dalla direzione occidentale, / dalla direzione settentrionale, / dalle profondità di sotto, / dalle altezze di sopra, / io invoco una benedizione per la gloria di questa Casa. / Lode agli Dei, i degni di lode, / ora e sempre!
(Atharva-veda IX,3)
Abbiamo tutti bisogno di felicità ma non ci può essere felicità senza una Dimora dove poter mettere le radici e vivere quelle relazioni d'amore che ci fanno diventare quello che siamo, permettendo di conoscerci fin nel più profondo. Solo la ricerca della felicità può essere ciò che ci conduce all'azione, ad uscire dalla disperazione per intraprendere l'avventura del nostro cammino spirituale, del nostro cammino verso un umano e un'umanità più piena. Dice un bel verso delle Upanisad: «Quando qualcuno ottiene la felicità, allora passa all'azione. Nessuno agisce senza aver prima ottenuto la felicità. Solo dopo aver ottenuto la felicità si agisce» (Chāndogya-upanisad VII,22).
Massimo Diana