MIGRANTI IN BOSNIA
ATTUALITÀ

La Bosnia abbandona i migranti nella neve: afgani e pachistani stanno congelando nei campi profughi di fronte alla colpevole indifferenza dell'Europa.
Dopo l'incendio del campo profughi il 23 dicembre, a Lipa, in Bosnia-Erzegovina, migliaia di migranti afgani e pachistani si sono ritrovati senza un rifugio, nel pieno gelo dell'inverno balcanico e spesso privi delle risorse necessarie per far fronte alle pessime condizioni meteorologiche. Abbandonati a loro stessi, sono costretti a dormire nella foresta, con temperature che la notte crollano anche a venti gradi sotto zero, senza cibo, senza elettricità, senza riscaldamento, senza adeguati servizi igienici. E il quadro, già in sé drammatico, è ulteriormente aggravato da testimonianze di violenti respingimenti al confine con la Croazia e di abusi sui migranti ad opera della Polizia di Frontiera.
Una "catastrofe umanitaria", sono le parole con cui l'Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) definisce questa intollerabile violazione dei diritti umani che in realtà si sta protraendo in Bosnia-Erzegovina da molti anni senza che nessuno decida di assumersi le responsabilità della tragica situazione. L'Europa, da un lato, punta il dito contro le autorità bosniache, accusate di aver ricevuto negli ultimi anni sostanziosi finanziamenti per fare fronte alla crisi migratoria senza poi averli effettivamente investiti in soluzioni di accoglienza; Sarajevo, dal suo canto, afferma di non poter farsi da sola carico di questa crisi. Mentre procede questo silenzioso e vergognoso rimbalzo di responsabilità - in cui molto probabilmente la verità sta nel mezzo - quasi un migliaio di persone stenta a sopravvivere nel pieno del rigidissimo inverno bosniaco.
L'Unione Europea, che si professa culla della democrazia e garante dei diritti fondamentali, sta voltando le spalle con disinteresse anziché attivarsi con ogni mezzo disponibile per salvaguardare le vite umane coinvolte. "Questa colpa resterà nella storia, come queste immagini di corpi congelati - afferma Pietro Bartolo, medico che per trent'anni ha soccorso i migranti sbarcati a Lampedusa, e oggi Europarlamentare - Ai Balcani c'è il confine europeo della disumanità. Ci sono violenze inconcepibili, la Croazia, l'Italia e la Slovenia non si comportano da Paesi europei: negare le domande d'asilo va contro ogni convenzione interazionale, questa è la vittoria di fascisti e populisti balcanici con la complicità di molti governi".
In questo momento di massima criticità si rivela necessaria un'azione politica coraggiosa e solidale, condivisa a livello europeo, per affrontare la catastrofe umanitaria in corso. È già stato sprecato troppo tempo ed esibita troppa indifferenza. Gli invisibili che oggi lottano per sopravvivere meritano che venga loro riconosciuta la libertà di movimento e il diritto alla vita, nonché proposte rapide soluzioni di accoglienza e integrazione.
Maria Sole Santi