NEL RICORDO DELLA SHOA
ATTUALITÀ

Bisogna intendere l'Olocausto come momento estremo della follia umana per evitare qualsiasi altra forma di sopraffazione.
E' un mondo pazzo, il nostro.
Ma se ancora oggi ne parliamo, di questa sua follia, sono speranzosa che la combatteremo, sempre.
Ci sono dolori così grandi che non devono essere taciuti: devono gridare così forte da lasciarsi udire anche dai più piccoli cuori, in ogni parte del mondo.
Quando leggo la loro storia, io li vedo sotto i miei occhi mentre salgono su quei maledetti treni; percepisco la loro paura, la loro voglia di scappare. Perché le storie come queste, ti toccano dentro e ti segnano l'anima.
Ma come è stato possibile che tutto ciò accadesse?
Una volta lessi una frase che mi colpì molto: spesso ci si domanda dove fosse Dio, in quei momenti, senza domandarsi, in realtà dove fosse l'uomo. Ed è un'osservazione non banale, a cui tutt'ora nessuno sa dare una risposta.
Dove era l'umanità? Si nascondeva in quell'indifferenza che tanto è cara all'uomo per natura, dimenticandosi della bellezza della vita nella sua pienezza... dimenticandosi perfino del suo prossimo.
27 gennaio 1945: i cancelli di Oświęcim vennero abbattuti. Vi suonerà nuovo, forse, questo nome. Ma questo è il nome polacco di Auschwitz.
Avevano tolto loro ogni cosa, anche la più preziosa che avessero e che nessuna di quelle valigie che si trascinavano a fatica, avrebbe mai potuto contenere: una vita che avrebbe dovuto spiccare il volo, ma che in realtà non volò mai come avrebbe dovuto.
Non erano più nessuno, se non il codice numerico e il simbolo che portavano su quelle camicie a righe. Esperimenti sociali, marionette da distruggere. Senza alcuno scrupolo hanno strappato i sogni dei bambini, rinchiudendoli come bestie da macello.
Non è un giorno qualunque, questo. Ci richiede lo sforzo di ricordare e, allo stesso tempo, di lottare contro questo odio senza confini, affinché si spenga. Bisogna scuotere le coscienze di questa umanità che si era perduta e che, ancora oggi, fatica a ricordare davvero.
Articolo Elisabetta Bocchiola
Fotografia Sugar - Crocifisso realizzato con materiali di fortuna ad Auschwitz durante l'internamento di un deportato cristiano di origine ebrea, recuperato e gelosamente custodito dalla redazione.