PASSO A VOI IL TESTIMONE

14.10.2020

INCHIESTE

La senatrice Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, ha tenuto recentemente alla Cittadella della pace di Rondine (Arezzo) la sua ultima conferenza. "Passo a voi il testimone" ha detto ai molti giovani che la stavano ascoltando.

In occasione dei suoi 90 anni Liliana Segre, senatrice a vita e tra gli ultimi sopravvissuti alle barbarie dell'Olocausto, ha tenuto alla Cittadella della pace di Rondine (Arezzo) la sua ultima conferenza, passando il testimone ai giovani affinché seguitassero la sua opera di testimonianza.


La storia, per quanto spietata e ingenerosa possa essere, è messaggera di memoria ed eterna conquista dell'uomo, e sopravvive al tempo attraverso la volontà di raccontarla, di farne ricordo, condivisione. Con questo solenne passaggio di testimone, dunque, Liliana Segre invita noi giovani proprio al ricordo della storia.

Una storia di cui siamo figli sebbene il tempo ci abbia tutelati e che narra di noi e delle nostre ferite nonostante non brucino sul corpo ma nelle coscienze. Essere giovani oggi significa vivere in un limbo che ci astrae dal dolore struggente di chi ci ha preceduto, e ci consegna gli strumenti per potercene affrancare con umiltà e rispetto: ovvero, senza obliarne il ricordo, e ponendo le basi per un'evoluzione migliore, più umana. Per un futuro luminoso e solidale dove emerga la vita-sacra come protagonista delle scelte di tutti i giorni, individuali e collettive, come dono da custodire e onorare, dove non vi sia spazio per la sopraffazione, la violenza, l'odio, la negazione dei diritti.


Se in quanto uomini e donne saremo sempre in debito con la vita per averla deturpata e offesa, siamo ancora in tempo per avvederci del male compiuto e rivoluzionare i codici della parola, del gesto, del pensiero. Occorre reintrodurre la nozione di genere umano quale unico possibile genere cui lodare l'appartenenza, e di umanità quale unica plausibile condizione per vivere nel mondo e per garantirci di essere ancora parte degna di un comune disegno di pace e amore.


Ricorda la senatrice, a conclusione del proprio intervento: "Il comandante dell'ultimo campo in cui ero stata buttò a terra la pistola. Pensai di sparargli perché mi sembrava proprio un giusto finale, ma fu un attimo: capii che mai avrei potuto uccidere qualcuno, che io non ero come il mio assassino. E da quel momento sono diventata quella donna libera e di pace con cui ho convissuto fino adesso". La scelta della pace e della vita le ha permesso di riappropriarsi della propria dignità, della propria natura umana.


Rivolgendosi ai giovani, Liliana Segre offre, insieme alle sue preziose testimonianze, un incoraggiamento: "Siete fortissimi! Avete la forza della vita". Dunque che prova di forza possiamo dare noi al mondo che verrà e che costruiremo, insieme al fedele esercizio del ricordo e a una vita vissuta in coscienza? Credo il perdono.


Noi giovani, protetti e cullati da una generazione che ci ha risparmiato il peggio, possiamo chiamarci umilmente al perdono, al fine di ricucire la storia, di ricomporla nei suoi frammenti e di andare in pace.


La Shoah ha rappresentato la follia del male nelle sue più spaventose manifestazioni, ma dobbiamo perdonarcene il sopravvento se vogliamo rischiarare quanto più possibile la nostra pagina e scrivere altri racconti. No, non riaccadrà, non saremo indifferenti. Ma racconteremo altro. Il male resterà, ma noi lo ammaestreremo dichiarandoci fratelli. Il male ci proverà ancora, ma noi lo governeremo praticando la compassione. Il male non demorderà, ma noi gli daremo in pasto i fiori del perdono.


Maria Sole Santi - mediatrice linguistico-culturale


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