PATRICK GEORGE ZAKI E LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI
ATTUALITÀ

Patrick Zaki, lo studente egiziano impegnato in un master presso l'Università di Bologna e detenuto illegittimamente in Egitto dal 7 febbraio 2020, si è visto prolungare la pena di altri 45 giorni. Tale situazione ripropone drammaticamente la necessità di una generale mobilitazione per la salvaguardia dei diritti civili.
Patrick George Zaki è uno studente egiziano nato a Mansura nel 1991 e trasferitosi in Italia nell'agosto 2019 per frequentare un master in Studi di Genere e delle Donne presso l'Università di Bologna. Parallelamente all'impegno di studente, Patrick è un attivista mobilitato per la difesa dei diritti umani e delle minoranze, e collabora a tal fine in qualità di ricercatore con l'Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr).
A febbraio 2020 decide di tornare in patria per fare visita alla famiglia, ma una volta atterrato all'aeroporto del Cairo viene sequestrato dai servizi segreti egiziani con l'accusa di "aver tentato di rovesciare il regime al potere", nonché di diffondere notizie false incitando alla protesta e ai crimini terroristici. Dopo il sequestro il giovane viene sottoposto a un interrogatorio di 17 ore in merito al suo lavoro di attivista, picchiato e torturato, e infine scortato nel carcere di Tora - tristemente noto per le pessime condizioni e le ripetute violazioni dei diritti umani - dove si trova trattenuto da oltre 10 mesi. La sua legale Hoda Nasrallah, nell'ultimo resoconto, riferisce la decisione della corte penale antiterrorismo del Cairo di rinnovare la pena di altri 45 giorni. La motivazione sottostante la proroga è il "doveroso" accertamento circa la natura dei 10 post su Facebook che sono costati a Patrick l'accusa di diffusione di false notizie e di propaganda sovversiva. C'è il rischio di una condanna fino a 25 anni di carcere.
"Dopo ore di attesa questa decisione vergognosa e sconcertante di rinnovare di altri 45 giorni la detenzione di Patrick Zaki lascia senza fiato e sgomenti", commenta Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, e lancia un appello: "E' veramente il momento che ci sia un'azione internazionale guidata e promossa dall'Italia per salvare questo ragazzo, questa storia anche italiana, dall'orrore del carcere di Tora in Egitto".
Una drammatica vicenda che scuote le società civili dell'intera Unione Europea, poiché riguarda un giovane che, sebbene sia un cittadino extracomunitario, vive e studia in Europa. Da qui l'impellente necessità di una generale mobilitazione del nostro Paese in suo favore, con la consapevolezza che l'ingiustizia che si è abbattuta su Patrick Zaki non è che la punta dell'iceberg di un sistema autoritario e repressivo che limita la libertà di espressione e viola i diritti fondamentali. Come lui, numerose altre vittime vengono condannate dal regime di Al-Sisi - studenti, attivisti politici e manifestanti - per il solo fatto di esprimere un'opinione diversa. Si tratta di una battaglia che non deve essere circoscritta alle sole persone che conoscono Patrick o che sono impegnate nella salvaguardia dei diritti umani, ma deve coinvolgere l'Italia intera in un'azione diplomatica forte e decisa, per liberare un ragazzo da accuse insussistenti e per puntare i riflettori su tutte quelle altre vittime che vivono la sua stessa condizione e non hanno voce per denunciare.
Maria Sole Santi