RICORDANDO MAX VON SYDOW

16.03.2020

INCHIESTE

Muore l'8 marzo 2020 l'attore che fu caro a Bergman, quello de "il settimo sigillo", per intenderci.

Chi sei?

Sono la morte.

Ti aspettavo.

Ricordare un attore che così dialoga con la morte in un film cult, scomparso mentre il mondo è in balia di un virus, è una occasione per un pensiero.

Partita a scacchi con la morte è la vita, tutte le vite di tutti i viventi, sia chiaro, e lo scacco matto è nelle mani dell'eterno avversario, che concede tante mosse ai giocatori ma non lascia la vittoria. Mai.

Accade sempre.

Una sola volta, per chiunque, come una sola è la vita possibile di ognuno, le altre possibili vite sono infinite, ma immaginarie o immaginate.

Negli ultimi decenni di grande benessere ci siamo abituati all'assenza di problemi 'veri' e, per non stare tranquilli poiché ci piace agitarci, ci siamo costruiti complicazioni e difficoltà per poter giustificare disagi, malesseri, malori, sfortune, drammi. Tantissimi toccati da reali tragedie, tantissimi che non si lamentano, non si vedono, non fanno audience, e vivono una vita pesante, lontana dai modelli univocamente proposti da media e social, nuovi spietati dittatori senza volto, che in base ai pollici dei like fanno e disfano fortune di persone e realtà.

Ma... all'improvviso ecco lo zampino del Diavolo, il Virus.

Una semplice malattia, ne esistono di ben più gravi e letali, ma una malattia che corre velocissima, colpisce non quelli che fumano o quelli che bevono o quelli che, quelli che non sono tutti ma in fondo si sa che quelli sono più esposti. Nossignori, colpisce tutti ma tutti tutti, giovani vecchi ricchi poveri santi e peccatori astemi e non fumatori e non... si insinua nei corpi, latita un po', poi esplode e fa danno, fa stare male, si allea ad altri mali e sferra il colpo, accelera la fine, scacco matto in molti casi che rimbombano, più in silenzio si supera senza fatica e si guarisce. Un morto dopo l'altro, tanti, ogni giorno, sempre di più, numeri che si aggiornano in una tombola macabra, che va a braccetto con la danza macabra, di medievale memoria...

E allora? Oddio il terrore... il che fare è imperativo della politica e delle relazioni internazionali, fiocca una ridda di asserzioni e smentite, passi avanti e indietro, plausi e critiche, provvedimenti e accorgimenti, depistaggi e sciacallaggi.

Intanto il mondo va avanti lontano da tutto questo, e si spegne il grande von Sydow senza troppa eco, al momento l'urgenza è altro.

Tavoli e controtavoli, riunioni, vertici, proclami, si ufficializza con una dichiarazione lo stato di pandemia.

Impazzano, impazziscono i social, e noi tutti, attaccati ai device tutto il giorno, siamo costretti a stare a casa, la nostra quotidianità è sospesa, lasciamo le strade deserte, così il virus passa veloce e non ci incontra, stiamo chiusi e mascherati, stiamo lontani e guantati certamente, cavolo, è quaresima, penitenza, ma con questa cosa qui siamo già penitenti espianti, dunque fa niente se le chiese chiudono alle celebrazioni e anche alle esequie.

Fa niente, Dio ama e capisce, quel Dio che -somma espressione di papa Luciani- è madre, perdona... (solo una madre, non un uomo, sa veramente cos'è il perdono).

Mentre il mondo impazza e impazzisce, in silenzio, in ambienti chiassosi e silenti, infetti e sterili, si combattono sfide di altissimo livello... persone con fame d'aria, una delle peggiori cose che si possano provare, si affidano inermi a macchinari e mani che quell'aria muovono e infondono, il virus aggredisce, azzanna, lacera, dissangua, spegne; personale preparato incurante di orari e parcelle e diarie turni weekend e ferie resiste semplicemente perché lo deve fare, perché si fa, deontologia e pietas in hominem, la legge morale in me e il cielo stellato sopra di me, unica legge di chi serve. Scappano, insieme al virus, da questi luoghi di cura che si fanno sacri, cattedrali di dolore e dedizione, scappano immagini, frammenti di discorsi scorati, pensieri di sfinimento e preoccupazione e diventano pasto per post e chat, vergogna della nostra morbosa distorta curiosità.

Basta signori. Rispettiamo la malattia combattendola lealmente, rispettiamo la vita e la morte

che mai devono essere ridotte a statistica per tutti, post e chat.

La partita è difficile, e aperta, e non ora forse, non per questo virus forse, ma chiederemo un giorno a qualcuno Chi sei, la risposta sarà La morte, Ti aspettavo l'unica possibilità, e in quell'unico attimo forse possederemo la verità. E sarà un attimo nostro, non dei social dei post dei bollettini. Fermiamoci e chiniamo il capo.

Articolo di Silvia Alberti

Illustrazione Sugar


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