TOMMASO, UNO DI NOI

Tommaso, detto Didimo, è uno dei dodici apostoli di Gesù, la cui notorietà è legata ad un brano del Vangelo di Giovanni, in cui prima negò la risurrezione di Gesù e poi lo riconobbe. 

Pochi sanno che è venerato da ben 3 chiese, quella cattolica, quella ortodossa e quella copta e che si spinse a predicare fuori dai confini dell'impero romano, in Persia e in India.

Pensate che Didimo vuole dire gemello. Tommaso è gemello di Giuda, non in senso generico, ma perché vive il suo limite come luogo di divisione dagli altri, invece che come luogo di comunione. Ma la straordinarietà di Tommaso sta nella sua vicinanza con la nostra storia quotidiana. Tommaso è l'uomo che ha bisogno di certezze per poter credere, che non si fida della parola di altri, che ha bisogno di rassicurazione e di accoglienza ( il Vangelo la definisce più correttamente misericordia).Per molti questo apostolo è un pavido, per altri è persino arrogante quando mette in dubbio la risurrezione. Ma provate a mettervi nei suoi panni con tutti i dettagli che ci racconta il Vangelo:

• alla prima apparizione, lui non c'era;
• gli apostoli, i suoi amici, invece che essere gagliardi, sono riuniti pieni di paura nel cenacolo nonostante dicano di aver incontrato Gesù risorto.

Tommaso è come noi: gli servono due cose. La prima è la fede, per superare i limiti umani; la seconda è la testimonianza credibile di chi gli è vicino. E su questo secondo punto chiediamoci che aiuto diamo noi agli altri come testimoni, quando spesso passiamo il nostro tempo nella paura, nella tristezza e nell'attendismo, incarnando tutto ciò che è opposto al cristiano come Gesù lo concepisce. Tommaso non è dunque l'uomo dell'incredulità, ma è l'esempio di chi cambia grazie all'incontro con la misericordia di Dio. Per questo ogni volta che leggo la sua storia mi viene da dire che è a pieno titolo uno di noi.

Silvia Savio