VENERDI 19 MARZO 2021

19.03.2021

A chi volgerà le spalle all'Avvertimento del Misericordioso, sarà assegnato un demone, che sarà il suo compagno, sicché quando tornerà a Noi dirà: «Magari fra me e te fosse stata la distanza dall'Oriente all'Occidente, o pessimo compagno!» 

(Corano XLIII, 36 e 38)

Come scrive la curatrice dell'Antologia da cui questi passi sono tratti, "ciò che si è detto per il Paradiso vale, di riflesso e in senso inverso, anche per l'Inferno: la struttura piramidale con cui è rappresentata la gerarchia dei gradi paradisiaci trova il suo contrapposto nella forma del cono capovolto con cui viene rappresentato l'Inferno. Anche il soggiorno dei dannati non ha fine; anche costoro saranno in qualche modo trasfigurati e percepiranno con i sensi, l'immaginazione e l'intelletto il tormento della pena; ma essi saranno privati della Vita divina, e per questo di loro è detto che colà «essi non vivono e non muoiono» (Cor XX,74). Non viene menzionato un Purgatorio distinto dall'Inferno; è quest'ultimo il solo soggiorno della Punizione divina: l'unica distinzione è che i credenti che dovessero espiarvi le conseguenze delle loro azioni malvagie e della loro disubbidienza alla Legge divina non vi soggiorneranno che per la durata necessaria a purificarsi dai misfatti commessi". 

Creò i verdeggianti campi del tempo e dello spazio, il giardino del mondo che sostiene la vita.

Ogni ramo ed ogni foglia e frutto, poté mostrare le sue svariate perfezioni. Il cipresso indicò la sua vaga figura, la rosa portò una nota del suo bel viso.

La bellezza spuntò ovunque, l'amore le apparve vicino, ovunque la bellezza brillò su una rossa guancia, l'amore vi accese la sua fiaccola.

Ovunque la bellezza rivestì delle brune trecce, venne l'amore a scoprirvi un cuore impigliato nei loro nodi.

La bellezza e l'amore sono come il corpo e l'anima, la bellezza è la miniera, l'amore la perla preziosa.

Fin dal principio furono insieme, insieme compiono il loro pellegrinaggio.

(Jāmī) 

La tribù di Behram Khan, i mohammedzai, era più piccola della maggior parte delle tribù pathan e per lo più prospera e pacifica. Lo stesso Behram Khan era benestante. Possedeva tutti i campi che si stendevano dietro la grande fattoria e lungo il fiume Swat. Inoltre, egli era il khan - il capo - di Utmanzai, un villaggio a circa trenta chilometri a nord di Peshawar. Utmanzai era un villaggio prospero, con ampie vie e case a due piani costruite con robuste travi e argilla [...]. Nella casa degli ospiti di Behram Khan si potevano incontrare viaggiatori provenienti da molte zone. Prevalentemente, però, essi venivano dal Nord, poiché Utmanzai si trova lungo una delle strade principali che collegano Peshawar alle regioni montuose settentrionali. Da ovunque venissero, e con qualsiasi intento, il codice sociale pathan della melmastia, l'ospitalità, ingiungeva che fossero trattati come ospiti onorati, cui sono dovuti vitto e alloggio. Ogni villaggio pathan ha almeno una casa per gli ospiti (hujra) per questo scopo. 

(Eknath Easwaran, Badshah Khan. Il Gandhi musulmano)

Questa pagina aiuta a contestualizzare la storia del piccolo Ghaffar Khan che stiamo per raccontare. Due sembrano essere le fondamentali regole non scritte della etnia pathan, il fiero popolo della Frontiera, a cui Ghaffar apparteneva: l'ospitalità e l'onore. Ogni villaggio pathan - abbiamo letto - aveva almeno una 'casa per gli ospiti' per accogliere i viaggiatori provenienti dalle zone più diverse. Behram Khan, il padre di Ghaffar, benestante e capo del piccolo villaggio di Utmanzai, aveva anch'egli una 'casa degli ospiti', e vi si fermavano viaggiatori provenienti da molte zone. Il codice sociale pathan dell'ospitalità ingiungeva che ogni viaggiatore, da qualunque parte provenisse e qualsiasi fosse lo scopo del viaggio, venisse trattato come ospite onorato, cui è dovuto vitto e alloggio.

Massimo Diana


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