VOCAZIONE
PENSIERO

Dal latino "vocare", "chiamare", il termine che più comunemente indica la scintilla che si accende e spinge ad intraprendere il cammino che porta alla consacrazione sacerdotale, momento che rimane complesso, ripiegato dentro, e segna una sorta di rinascita voluta da Dio che, appunto chiama direttamente.
Fuor di religiosità la vocazione si inframmezza con il talento, la disposizione, la dote particolare che concorre alla definizione di genialità quando essa si concretizza e manifesta.
Fuori anche da questo, i più, miseri, i milioni "senza arte né parte", senza lustro e senza fama arrancano magari una vita per trovare un qualcosa che si accenda in loro, le provano tutte, ma nulla appaga, tanto si fa ma niente riesce particolarmente, e non è sempre facile accettarsi nella mediocrità, specie se tale percepita, se l'ambizione o l'aspirazione vengono negate.
Quale sia il nostro posto nella vita, quale sia lo spazio assegnatoci nel mondo, quale sia il perché ultimo del nostro agire e vivere sono domande che schiacciano. Pochissimi, forse privilegiati, forse dannati, hanno un percorso che la storia di poi vede chiaramente come già tracciato dalla prima infanzia, spesso, oppure da un unico chiaro momento che risponde a precisa data e ora.
Un dono è il manifesto talento, un dono sono quell'incontro, quell'accadimento di quel giorno a quell'ora, si capisce che lì inizia qualcosa, siamo chiamati a... ma... è solo un inizio, che può anche non essere percepito, valutato, voluto, e tutto lì si ferma, non è un obbligo, si tratta di una possibilità, una scelta. Se si accetta si parte, la scintilla si fa fiamma, e la corsa è al via... forza, molta forza, energia a profusione servono, capacità di resistenza, mai abbastanza, gli imprevisti sono ovunque, le distrazioni pure, la fatica è tanta, non è mai un gioco, anche se può sembrarlo in rari sprazzi. Più si avanza più la matassa si aggroviglia e più servono attenzione e senno a muovere bene i pezzi sulla scacchiera, sviluppare l'abilità, prefiggere degli obiettivi, perseguirli in differenti modi, tutto che deve essere seguito con un ritmo che non ammette tempi morti; se il meccanismo si inceppa... il danno è inevitabile e, come nel gioco dell'oca, si torna indietro di un tot di caselle! Accade tutto questo, ma, se non accade? Torniamo ai "senza arte né parte" e difendiamoli, difendiamoci, siamo un po' tutti noi, detto con bonomia senza spocchia e senza offesa... siamo noi che fatichiamo a tirar sera, che chiediamo aiuto, che ci perdiamo in un nulla, che sappiamo sognare in grande, che siamo partiti quando non ricordiamo più e non abbiamo ben chiaro dove stiamo andando, che ogni giorno abbiamo un motivo per ridere e uno per piangere, che ci sentiamo sempre soli imbranati ed incapaci e che tutti sono meglio di noi.
Ecco, signori, anche noi, questi miseri noi siamo stati chiamati, dal Dio grande che ha voluto il nostro embrione e ci ha gettato nella Storia in quel giorno usando come mezzo proprio quella nostra mamma e quel nostro papà, imprescindibili quanto lui, fatti noi a loro e Sua immagine, eredi di loro, chiamati a seguire quanto loro hanno iniziato per noi, a cambiare, rinnovare, completare e tramandare, fino ad essere scelti come Suoi mezzi di trasmissione della creazione e... vorrei fosse chiaro che non si tratta solo di avere figli, non a tutti sono dati,non da tutti sono cercati e voluti; qualunque cosa noi si faccia ha un senso che spesso ci sfugge, anche l'inanimato ha un suo perché, e quanto facciamo, tocchiamo, lasciamo, di buono e di non buono, ha dentro noi, perpetua il nostro essere ed agire e si fa storia, anche minima, e la storia diviene ricordo, e il ricordo batte nel respiro di chi ci è vicino e di chi lasciamo.
Perché tutti siamo stati chiamati al mondo per esserne parte e parte rimanerne.
Articolo di Silvia Alberti
