MARZO APRILE 2021
PARITÀ? SÌ, MA DI VALORE
La settimana scorsa Beatrice Venezi sul palco di Sanremo, in occasione del Festival, ha precisato che la sua professione è quella di direttore d'orchestra e non direttrice d'orchestra: un sostantivo, direttore, che non deve essere Fatica a entrare nel lessico quotidiano la declinazione femminile di ruoli di prestigio, come avvocata, ingegnera, architetta, notaia e altri, con il pretesto che queste definizioni non sono assonanti, eufoniche. Come se professioni e ruoli importanti non possano essere declinati al femminile, al contrario di quelli meno autorevoli e come se la stessa professionista provasse maggiore soddisfazione a essere chiamata e definita con un sostantivazione maschile.
Questo fenomeno ci dimostra ampiamente come il confronto femminile/maschile viva soprattutto una dimensione di civiltà culturale in cui lo stesso linguaggio è certamente protagonista. La lingua cambia con la cultura e le trasformazioni della mentalità. Non ci sono mestieri o professioni che si possono declinare al femminile e altri che invece dovrebbero rimanere al maschile.
L'incertezza della direttrice d'orchestra è la cartina di tornasole di quanto sia effettivamente ancora lontana la percezione sociale della necessaria armonica identificazione di un tutto composto dal femminile/maschile. Perché? Propongo un possibilità sulla quale riflettere insieme. Si continua a discutere sulla necessità di raggiungere la parità uomo-donna, garantita soprattutto da un uguale riconoscimento economico a parità di prestazione e da un'identica occupazione dei ruoli sociali ed economici di comando. Ma non si è mai riflettuto sulla vera parità, quella che è originata dalla consapevolezza collettiva di una parità di valore dei due generi. Questo è il vero obiettivo, tutti gli altri sono buoni obiettivi ma non cambieranno mai cuori e coscienze.
La parità economica è facilmente raggiungibile e non si deve ascrivere a un cambiamento culturale, anche se è dimostrata essere stata disattesa nella pratica (es. legge 903/1977 non correttamente applicata). E anche l'occupazione di ruoli-guida è altrettanto quasi raggiunta: sono ormai moltissime le professioniste in ogni settore, anche se nella politica e in altri settori abbiamo ancora molta strada da compiere.
Un grande linguista inglese, John L. Austin, sostiene nel suo illuminante saggio How to Do Things with Words (Come fare cose con le parole) che le parole "fanno" le cose, le parole utilizzate nella loro dimensione performativa, quando determinano effetti reali, per esempio nei casi in cui prendo impegni (lascio i miei beni a Tizio).
La Parola, il logos, la lingua: si collega al verbo lego, che indica il racconto, il raccontare ma anche il raccogliere, il mettere insieme, il disporre e scegliere con cura. Secondo Aristotele il logos è proprio dell'essere umano, perché solo l'essere umano parla e capisce.
Travolti e disorientati dalla dimensione di servizio delle parole, spesso ci limitiamo a pensare che la lingua sia solo un repertorio convenzionale di segni, dimenticando che è anche enérgeia, attività: codice di scambio, certo, ma anche processo che impercettibilmente e progressivamente struttura la nostra posizione nel mondo e il posto che vi occupiamo. La lingua non è il riflesso diretto dei fatti reali, ma esprime la nostra visione dei fatti, il nostro modo di intendere il mondo, la nostra prospettiva nel fare l'inventario del mondo.
Le connessioni tra lingua, cultura/esperienza e genere si riflettono non solo sulla struttura della lingua e dei vari livelli d'analisi (in particolare sul lessico), ma anche sul modo in cui pensiamo, i comportamenti sociali, le valutazioni e le attese che la lingua contribuisce a costruire e tramandare.
Per questo è così importante il modo con cui ci esprimiamo: perché ci racconta di noi e delle nostre idee, dei nostri valori, delle nostre priorità. Il fine che si propone l'ambito di studi linguistico che indica raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana è dare visibilità linguistica alle donne e pari valore linguistico a termini riferiti al sesso femminile. Questi suggerimenti sono frutto di ricerca e analisi scientifica: l'operazione a cui si mira è di stabilire un vero rapporto tra valori simbolici nella lingua e valori concreti nella vita.
L'uso di un termine anziché un altro comporta una modificazione nel pensiero e nell'atteggiamento di chi lo pronuncia e quindi di chi lo ascolta. E' altrettanto chiaro che il valore semantico è strettamente legato al contesto linguistico ed extralinguistico in un continuo rapporto dinamico. L'obiettivo è un cambiamento sostanziale dell'atteggiamento nei confronti del valore della donna che traspaia anche attraverso la scelta linguistica.
Un grande linguista inglese, John L. Austin, sostiene nel suo illuminante saggio How to Do Things with Words (Come fare cose con le parole) che le parole "fanno" le cose, le parole utilizzate nella loro dimensione performativa, quando determinano effetti reali, per esempio nei casi in cui prendo impegni (lascio i miei beni a Tizio).
La Parola, il logos, la lingua: si collega al verbo lego, che indica il racconto, il raccontare ma anche il raccogliere, il mettere insieme, il disporre e scegliere con cura. Secondo Aristotele il logos è proprio dell'essere umano, perché solo l'essere umano parla e capisce.
Travolti e disorientati dalla dimensione di servizio delle parole, spesso ci limitiamo a pensare che la lingua sia solo un repertorio convenzionale di segni, dimenticando che è anche enérgeia, attività: codice di scambio, certo, ma anche processo che impercettibilmente e progressivamente struttura la nostra posizione nel mondo e il posto che vi occupiamo. La lingua non è il riflesso diretto dei fatti reali, ma esprime la nostra visione dei fatti, il nostro modo di intendere il mondo, la nostra prospettiva nel fare l'inventario del mondo.
Le connessioni tra lingua, cultura/esperienza e genere si riflettono non solo sulla struttura della lingua e dei vari livelli d'analisi (in particolare sul lessico), ma anche sul modo in cui pensiamo, i comportamenti sociali, le valutazioni e le attese che la lingua contribuisce a costruire e tramandare.
Per questo è così importante il modo con cui ci esprimiamo: perché ci racconta di noi e delle nostre idee, dei nostri valori, delle nostre priorità. Il fine che si propone l'ambito di studi linguistico che indica raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana è dare visibilità linguistica alle donne e pari valore linguistico a termini riferiti al sesso femminile. Questi suggerimenti sono frutto di ricerca e analisi scientifica: l'operazione a cui si mira è di stabilire un vero rapporto tra valori simbolici nella lingua e valori concreti nella vita.
L'uso di un termine anziché un altro comporta una modificazione nel pensiero e nell'atteggiamento di chi lo pronuncia e quindi di chi lo ascolta. E' altrettanto chiaro che il valore semantico è strettamente legato al contesto linguistico ed extralinguistico in un continuo rapporto dinamico. L'obiettivo è un cambiamento sostanziale dell'atteggiamento nei confronti del valore della donna che traspaia anche attraverso la scelta linguistica.
Il direttore
Daniele Gallo
Post con suggerimenti di formattazione
Il paragrafo di introduzione dà ai lettori un'idea di cosa possono trovare. Può anche essere usato come anteprima breve nella lista dei post. Formattazioni differenti aiuteranno ad evidenziarli dal resto del testo. Approfondisci come poter formattare i tuoi post.
Questo è un post con immagini
Le immagini sono un tocco perfetto ai tuoi post ed attirano nuovi lettori. La prima immagine del tuo contenuto sarà automaticamente usata come miniatura del post. La sua scelta è quindi decisiva per aumentare l'interesse del tuo articolo.