Riconosciuto il martirio del magistrato siciliano ucciso a causa della fede cristiana, "in odium fidei" . La cerimonia potrebbe svolgersi nella primavera 2021 ad Agrigento
NOVEMBRE DICEMBRE 2020

OLTRE OGNI LOGICA, UMILMENTE
Abbiamo più volte sottolineato il disorientamento di una società in crisi che non riesce a dare concretezza ad alcune istanze fondamentali, prima fra tutte quella relativa alla necessaria consapevolezza che ognuno di noi dovrebbe custodire nel suo cuore, e cioè di essere una parte di un tutto.
Riflessione che alimenterebbe la solidarietà, l'attenzione verso gli altri, l'amore. Ma, secondo alcuni, a far traballare le conoscenze sarebbe il progressivo offuscamento di uno dei motori della nostra vita: la capacità di sperare.
Ci preme qui evidenziare due aspetti che riteniamo significativi. Abbiamo progressivamente dimenticato il saggio esercizio della pazienza, virtù introduttiva della speranza: la filosofia del "tutto subito" incalza con i suoi ritmi forsennati il nostro agire ci rende insofferenti nel veder deluse nell'immediato le nostre aspettative. Saper sperare infatti significa essenzialmente possedere la pazienza dell'attesa e soprattutto l'umiltà davanti alla quasi impossibilità di afferrare il vero significato della nostra esistenza.
Un'attesa di accadimenti umani ed escatologici, proiettata in una dimensione che trascende l'esperienza terrena. Saper sperare significa imparare a rileggere nel quotidiano la nostra storia, nella luce della speranza, avvertendone il bagliore anche quando sembra negata o impossibile, recuperando Fede e fiducia. E vi connessa con la pazienza, ecco affiancarsi ed emergere la virtù dell'umiltà che rende accettabili gli apparenti insuccessi, inducendo comunque ad affidarsi ad un'altra dimensione che alla fine avrà l'ultima parola, una parola salvifica d'amore.
Il secondo aspetto riguarda un obiettivo al quale tutti dobbiamo puntare, quello di saper comunicare la speranza, vivificando la rete delle nostre le relazioni, mortificata da paura e condizionamenti. Aiutare chi è in difficoltà, chi si è perduto nelle delusioni della vita, nella malattia, nel dolore, a incontrare nuovamente il piacere di aspettarsi qualcosa di positivo può essere un modo di riaccenderla anche noi stessi e procedere insieme verso un sempre possibile riscatto.
Un incontro rinnovato e non solo personale con la speranza può spezzare il cerchio individualistico in cui ognuno di noi tende illusoriamente a rinchiudersi e può indurre ciascuno ad esprimerla.
Ogni vera interazione comunicativa si sviluppa sul terreno di una reale comunione, nella quale si concretizza la condivisione della speranza, primo presupposto di ogni illuminata comunità civile e fortifica in profondità la giustizia e la solidarietà, presupposti irrinunciabili della pace tra gli uomini.
Direttore
Daniele Gallo
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